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Il giovane calciatore è spesso impegnato su due fronti: quello dello studio e quello dello sport, spesso praticato con impegno e al più alto livello permesso dalle proprie capacità. In questo caso può insorgere uno stato di affaticamento con graduale riduzione delle capacità atletiche e tecniche, a cui consegue un generale scadimento della performance che si manifesta con un complesso di sintomi e segni indici di una condizione limite dell'organismo.
Forme cliniche di affaticamento
Si va dai tre stadi della fatica acuta alla fatica cronica. La fatica acuta è solitamente collegata sia a fattori metabolici, come l'esaurimento dei substrati energetici e l'accumulo di metaboliti inibitori del catabolismo glucidico, sia a reazioni generali, dovute a particolari condizioni ambientali, come l'ipertermia, che può essere causa di disidratazione.
La fatica cronica è invece collegata a componenti dell'attività sportiva stessa, come piani di allenamento non adeguati e adattamenti difficoltosi dell'atleta al lavoro fisico. Durante lo stato di fatica i segnali possono essere generici, come crampi muscolari, difficoltà respiratorie, palpitazioni cardiache, torpori generalizzati o locali, oppure specifici, come dispnea, dolori in regione cardiaca, riduzione dello stato di coscienza. A questi segni e sintomi vanno aggiunti eventuali risultati patologici di esami complementari funzionali e biologici atti a completare il quadro diagnostico.
La sensazione di fatica ha l'importante funzione di prevenire un danno fisico all'organismo, cioè di ridurre i rischi connessi al protrarsi di uno sforzo che in un dato momento e in date condizioni l'atleta non è in grado di sopportare. Elevare o, peggio ancora, annullare la percezione della fatica può quindi essere pericoloso.
Prevenzione
È possibile prevenire la fatica con un allenamento attento alle peculiarità individuali, non solo fisiche, ma anche psicologiche, e ben articolato con il calendario delle competizioni, l'osservanza delle regole igienico-alimentari, l'attenzione agli spostamenti che sconvolgono orari e modo di vivere dell'atleta e, infine, la rilevazione di eventuali patologie intercorrenti o di segnali precursori di fatica, quali difficoltà a ripetere una prestazione, ipertono muscolare, aumento della frequenza cardiaca a riposo e aumento della pressione arteriosa sotto sforzo.
Il guardiano della forma
Che la "forma" sia uno stato critico-instabile e che l'atleta, soprattutto di alto livello, sia un fragile "gingillo" che bisogna saper condurre con destrezza sul filo del rasoio, è un dato di fatto. Pertanto il guardiano vigile della forma dell'atleta è l'allenatore, che deve sempre dar prova di autorità, lasciando però spazio a rapporti di piena fiducia.
Segnali di fatica
- Perdita di peso
- Difficoltà di recupero
- Sudorazioni improvvise ed esagerate
- Occhi opachi o lucidi
- Aumento di frequenza cardiaca e pressione arteriosa a riposo
- Aumentata suscettibilità alle infezioni e alle malattie
- Alterazioni dei ritmi circadiani (sonno, appetito, eccetera)
- Modificazioni emotivo-comportamentali
Valori da tenere d'occhio
- Modificazioni del tracciato elettrocardiografico
- Aumento del potassio ematico
- Aumento degli acidi piruvico, lattico e citrico
- Tendenza alla riduzione del glucosio ematico
- Anemia moderata
- Aumento dell'ammoniaca ematica
- Alterazioni leucocitarie
- Aumento moderato della velocità di eritrosedimentazione
- Albuminuria (da ricercare in particolare nel bambino)
- Aumento degli steroidi urinari durante l'affaticamento e loro riduzione nella fatica patologica
- Aumento dell'acidità urinaria (pH <4)
- Aumento dei valori di creatina ematica e urinaria
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