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Al fine di provocare un miglioramento muscolare sia generale che specifico, il corpo umano abbisogna di una serie di stimoli esterni consecutivi ed ordinati nel tempo tali da provocare uno “stress fisiologico” iniziale.
L’adattabilità, è la capacità dell’organismo umano di modificare, più o meno stabilmente, il proprio stato e il proprio equilibrio funzionale, come risposta a qualsivoglia tipo di sollecitazione ambientale. Infatti, qualsiasi stimolo che dall’esterno interferisce con la vita dell’individuo e modifica il suo stato di equilibrio interno (quello che i fisiologi definiscono propriamente come omeostasi) provoca una risposta specifica ad esso e proporzionale alla sua entità.
Ciò vuol dire che l’organismo possiede la capacità innata di rispondere a ogni azione esterna tendente a turbare il proprio equilibrio interno, con una reazione volta, invece, a ristabilire tale fondamentale e imprescindibile (per la vita stessa) equilibrio.
Qualora invece l’organismo fosse sottoposto a una serie di stimoli ravvicinati opportunamente, omogenei e di entità crescenti, la sua risposta consisterebbe, nel tempo, in modificazioni sempre più stabili e consolidate.
In definitiva perciò, l’organismo risponde ad ogni azione che ne modifichi l’equilibrio, con una reazione che eccede l’azione e sposta l’iniziale normalità a un livello più elevato, superiore.
Questo concetto, che è alla base dell’allenamento sportivo moderno, viene definito dagli esperti dello sport come capacità di supercompensazione dell’organismo.
a) Stimolo
b) Organismo in equilibrio omeostatico
c) Modificazione dell’organismo
d) Risposta adattiva
e) Ripristino nell’organismo dell’equilibrio omeostatico a un livello più elevato
Il susseguirsi di tali passaggi (carico esterno, carico interno e risposta adattiva) che sono esemplificati nello schema precedente, rende noto come è possibile raggiungere un miglioramento fisico generale e, conseguentemente, arrivare ad uno stato di fitness superiore.
Lo stato di fitness superiore rappresenta, nella sua globalità, il collegamento diretto ad una condizione fisica migliore.
L’ottimizzazione della “condizione fisica” che quotidianamente il metodologo dell’allenamento ricerca nei suoi atleti, pur conoscendo molti aspetti adattivi sia anatomici e fisiologici, che biochimici e funzionali, non risulta per nulla facile.
Purtroppo, attualmente, ancora non vi è un metodo scientifico stabilito che garantisce se il programma pianificato o lo stimolo allenante inoltrato all’atleta è stato sufficientemente adeguato.
Ciò, tuttavia, è da attribuire alla complessità e le interazioni degli allenamenti che caratterizzano gli sport di squadra, come ad esempio la potenza aerobica, la resistenza lattacida, l’allenamento della forza e anche dalla condizione mentale in cui si trova l’atleta chiamato a svolgere un determinato allenamento.
I fattori che inficiano le prestazioni o semplicemente una gara, dipendono dall’alternanza delle qualità condizionali, coordinative, tecniche e cognitive.
Tali qualità devono rientrare nel profilo delle esigenze del calciatore e solo attraverso l’allenamento fisico si potranno mantenere o addirittura migliorare.
L’allenamento fisico è la ripetizione sistematica di esercizi fisici e può essere descritto in termini del suo risultato (adattamenti) o del suo processo, ossia il carico di allenamento (il prodotto di quantità e intensità di allenamento).
Benché le prove di allenamento siano descritte come carico esterno prescritto dall’allenatore, tuttavia come risultato, ossia il carico interno, si può considerare l’adattamento all’allenamento prodotto, che è la tensione fisiologica relativa imposta agli atleti.
Quantificare il dispendio energetico, la sensazione della fatica oppure la reale fatica accumulata durante la seduta allenante o successivamente la gara è lo studio che andremo a trattare nel prossimo articolo.
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