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I brasiliani piangono perchè le loro stelle calcistiche fuggono all'astero in cambio di maggiori guadagni
di Raymond Colitt
*Tratto dal FINANCIAL TIMES del 15 settembre 2003
Al
Brasile, che può essere considerato una delle fonti più ricche di talento
calcistico nel mondo, sono rimaste ormai pochissime stelle. I tifosi
e i dirigenti sportivi se la prendono con il capitalismo della globalizzazione.
Visto il grande disordine della sua economia e le gravi difficoltà finanziarie
che si trovano a fronteggiare le sue società calcistiche, i migliori
giocatori brasiliani si sono messi alla ricerca di un'erba più verde,
soprattutto sull'altra sponda dell'Atlantico. Le icone del calcio brasiliano
sono andate a giocare all'estero molto tempo prima che Pelé fosse attratto
dall'offerta dei Cosmos New York negli anni 70. Tuttavia, questo esodo ha
raggiunto nuove proporzioni.
Fino a quest'anno, 53 giocatori della Serie
A della Federazione brasiliana hanno lasciato il Paese dopo aver firmato
contratti accompagnati da valuta forte. ( ... ) Il Cruzeiro ha finora
perso tre dei suoi maggiori giocatori, compresi l'attaccante Deivid
- che è andato a Bordeaux per un costo di trasferimento di un milione
di dollari (pari a 620.000 sterline e 880.000 euro) - e Luisao, che
è stato venduto per due milioni di dollari al Benfica.
Ciò che ha molto
amareggiato i tifosi è stato il fatto che molti giocatori hanno lasciato
a metà della stagione, in tempo per l'inizio dei tornei europei. "I
padri portano i loro bambini allo stadio perché vedano i loro idoli
e questi un bel giorno se ne vanno", dice Luiz Otavio Simoes da Silva,
del Tricolor fan club. La loro squadra, il Sao Paolo, ha venduto quest'anno
la sua stella Kakà al Milan per 8,2 milioni di dollari. "E' questa la
realtà del capitalismo: quelli che hanno più soldi si assicurano i migliori
giocatori, protesta Antonio Roque Citadini, vicepresidente del Corinthias,
una delle grandi società calcistiche di Sao Paolo. A Manchester il biglietto
d'ingresso costa 30 dollari, qui 3. Il prestito ottenuto dal Real Madrid
per acquistare Beckham aveva un tasso d'interesse del 3%, qui del 30%.
Come si può pensare di competere con loro?".
Le società di grande nome, come il Corinthias, che quest'anno
ha perso sei giocatori andati a rafforzare squadre straniere, hanno
visto scemare il numero degli spettatori presenti alle loro partite.
Il Vasco da Gama, una società di Rio de Janeiro dal grande passato,
attira soltanto 3.500 spettatori per partita.
Secondo i dirigenti brasiliani, se a questo si aggiunge la vendita dei
prodotti legati al calcio, le entrate derivanti dai diritti televisivi
e il rapido calo degli spettatori paganti, la loro fragile situazione
finanziaria è certamente peggiorata. (...)
Agnelo Queiroz, ministro brasiliano
dello Sport, condivide queste preoccupazioni, ma sostiene di non avere
soluzioni da proporre. "E' evidente che c'è da preoccuparsi, ma il governo
non può interferire. E' il mercato che decide dove vanno i giocatori".
(...) Tuttavia, anche se ai dirigenti delle società piace prendersela
con il capitalismo globale e la condizione dell'economia brasiliana,
in realtà la radice di molti dei loro problemi va ricercata in casa
loro. Un'inchiesta parlamentare del 2001 ha rivelato prove di corruzione
e di cattiva amministrazione nel sistema calcistico brasiliano. Il rapporto
stilato in seguito a quell'indagine invitava il Procuratore generale
a incriminare 17 dirigenti per imputazioni che andavano dall'appropriazione
indebita alla cattiva amministrazione di fondi e al ricicliaggio di
denaro sporco.
Ciononostante, molti dei dirigenti calcistici brasiliani,
la cui reputazione è stata macchiata da quell'indagine, continuano ad
occupare le loro posizioni di potere e, secondo gli analisti, in parte
grazie ai loro legami politici.
Queiroz, tuttavia, insiste che una legge approvata di recente
e il sostegno del governo al rifinanziamento del debito contribuiranno
a rafforzare la situazione finanziaria delle società calcistiche. La
suddetta legge richiede a queste ultime di rendere trasparenti i loro
conti e pubbliche le loro entrate, nonchè il numero degli spettatori che assistono
alle partite. (...)
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