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Nel futuro delle criptovalute ci sono i tifosi di Roma e Lazio

di RICCARDO CAPONETTI


“Il mondo delle criptovalute negli ultimi due anni ha raccolto miliardi di euro. Era preventivabile che investisse tutti questi soldi in settori popolari, come calcio e musica, per diventare un fenomeno di massa”.

Gian Luca Comandini, tra i massimi esperti italiani di blockchain e divulgatore tecnologico, inserito da Forbes fra gli under 30 che cambieranno il futuro, commenta così l’ascesa nel calcio italiano degli sponsor delle monete virtuali. Una boccata d’ossigeno per le casse delle società di Serie A, in crisi per l’enorme contrazione dei ricavi per la pandemia: contando tutte le forme di partnership, i club hanno stipulato accordi per circa 250 milioni.

Roma e Lazio rispettivamente per 36 e 30 milioni di euro in tre anni: i giallorossi con Zytara Labs (in collaborazione con la DigitalBits Foundation) e i biancocelesti con Binance, piattaforma di scambio di criptovalute.

Per Gian Luca Comandini affidarsi totalmente a questi colossi alla lunga può essere un rischio. “Temo che ci possa essere uno sfasamento di mercato. Chi gestisce i club deve sfruttare il momento per evitare di andare in crisi tra qualche anno”.

Comandini, di che rischio parla?
“Rispetto alle aziende che investivano nel calcio nel passato, questi nuovi mercati hanno parametri diversi. Una squadra abituata a ricevere 2-3 milioni dagli sponsor ora ne vede sul piatto 10 o 15 a stagione.

Siamo soltanto all’inizio della corsa: già il prossimo anno mi aspetto altri colossi, competitor dei vari Binance e Socios, entrare sul mercato di Serie A. E siccome entrano per secondi, cosa faranno? Spenderanno di più”.

Ci sarà un’asta al rialzo?
“Se oggi la Roma incassa 30 milioni, magari domani avremo club più piccoli che ne riceveranno 40. A quel punto le squadre di prima fascia vorranno migliorare i propri accordi. Si arriverà a un’asta concorrenziale che sarà sostenibile per due-tre anni, ma poi spaccherà il mercato. Perché questi sponsor, quando non avranno più bisogno di visibilità, si sposteranno in altri settori e squadre, che ormai avranno calibrato i bilanci su certe cifre, non potranno più contare sulle stesse entrate. Dobbiamo stare attenti e non abituarci a questi numeri. Il calcio italiano non ha fatto il salto di qualità, poi tornerà tutto come prima e chi gestisce i club lo deve capire”.

Quale può essere una soluzione?
“Non puntare solo a ottenere soldi, ma creare nuovi ecosistemi che possano diventare sostenibili anche in futuro. Utilizzando i fan token reali, che danno potere di voto e di scelta ai tifosi che li acquistano: in questo modo si creano delle sponsorizzazioni decentralizzate”.

Non sarebbero più le aziende a pagare i club ma i tifosi stessi, che investono in azioni digitali della società?
“Esatto, i fan token sono degli asset digitali del club di proprietà di chi li acquista. In base ai fan token una persona ha un minore o maggior peso decisionale all’interno di un ecosistema. Può avere sconti o saltare la fila, per esempio, o contribuire a prendere delle scelte nel club. Il ragionamento è questo: io tifoso voglio incidere talmente tanto che compro o investo nei miei fan token. Se il club poi vince, sale il valore della squadra e sale il valore del mio fan token”.



Fonte: articolo pubblicato su La Repubblica il 7 febbraio 2022
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