Non solo (da ultimo) Atalanta. I maggiori private equity sono sempre più attratti dallo sport: dei 1.513 miliardi di dollari di patrimonio complessivo, i fondi hanno puntato fino ad adesso in questo settore 15,75 miliardi.
Un incremento del 18% rispetto ai 13,35 miliardi “fotografati” dal Sole 24 Ore il 18 ottobre 2020, quando il patrimonio totale era a quota 1.062 miliardi di dollari (+ 42,42%).
Presto detto il perché. Negli ultimi due anni il mercato ha iniziato a gonfiarsi in quanto le restrizioni imposte dalla pandemia hanno messo sotto pressione i bilanci delle società sportive facendole diventare più appetibili. Non è magari il caso della bene “amministrata” Atalanta (da sottolineare che si tratta di un investimento personale del Co-chairman di Bain Capital, Stephen Pagliuca, il quale avrà con altri con altri soci il 47,3% del capitale del club per un investimento stimato di 230 milioni di euro), ma in piena pandemia sono stati diversi i deal.
Le operazioni più importanti
Se l’affare con Lega Serie A è sfumato, al fondo Cvc è andata meglio con la Liga spagnola dove lo ha concluso sulla base dello stesso progetto presentato in Italia. Il fondo londinese investirà circa 2,24 miliardi nella media company della Liga e diventerà quindi la prima operazione per dimensioni in essere.
L’attivismo nel calcio da parte di Cvc non si esaurisce qui: assieme a Bain Capital sono in trattativa per un investimento di 1,7 miliardi nella Ligue 1 francese. Tra i deal più importanti chiusi troviamo anche la vendita dell’8,58% dei diritti commerciali dei leggendari All Blacks a Silverlake.
I private equity più attivi
Sono americani i fondi più attivi per numero di deal (19 su 30) e importi investiti e questo grazie anche al fatto che vantano masse in gestione mediamente più elevate dei loro competitor. Delle prime 10 operazioni per dimensioni, 7 riguardano fondi americani e di queste, 5 hanno come target lo sport Usa.
Un’altra operazione miliardaria, che si sta concludendo, è quella della vendita di una quota minoritaria della Nba alla Dyal Capital Partners, unit del gruppo statunitense Neuberger Berman.
Se fino a poco tempo fa era possibile soltanto ai singoli detenere quote delle franchigie Usa, oggi invece si riscontra una maggiore apertura verso gli investitori istituzionali (forti restrizioni rimangono ancora da parte della Nfl).
La preferenza per le Leghe
Sulla scia di quello che è avvenuto per ultimo con la Liga spagnola e in precedenza, per esempio, con Ufc, Formula 1, Rugby e MotoGp si sta notando la tendenza da parte degli operatori a ridurre il rischio specifico legato all’acquisizione di singoli club preferendo l’investimento in quote di leghe; da ultimo basti guardare agli investimenti di Cvc e Silverlake rispettivamente per Volleyball world e Australian professional league.
I fondi delle monarchie del Golfo (Qatar Sports Investments e Abi Dhabi United) e asiatici (China Media Capital con sede a Shanghai e LionRock Capital con sede a Hong Kong) hanno invece preferito investire centinaia di milioni di dollari nei club europei di calcio (Paris Saint Germain, Manchester City e Inter).
Alti rendimenti per i fondi
Anche se la presenza di financial firm nello sport non è un fenomeno recente, spesso un'operazione conclusa con successo tende ad attrarre altri investitori. E’ questo il caso della vendita della Formula 1 conclusasi nel 2016 da parte di Cvc con un rendimento del 500%.
La possibilità di rendimenti così elevati è dovuta alla capacità dei private equity di rendere più efficienti queste imprese grazie al know-how e alle connessioni che possono apportare.
Soltanto questo? “No, risponde Vincenzo Cagnetta, analista e consulente finanziario indipendente di Studio Enca. E’ attraente anche la stabilità di cash flow garantita da sponsor, merchandising e soprattutto diritti Tv.
I club hanno poca influenza sugli accordi che sono conclusi infatti da Leghe e Federazioni. E così, negli ultimi anni, è su queste ultime che il private equity ha puntato gli occhi. A causa poi della pandemia, molti club e Leghe quotano a sconto e quindi rappresentano un’opportunità di investimento. Basti pensare come diversi club europei di calcio finanziariamente solidi siano oggetto di attenzioni da parte di fondi americani perché vengono valorizzati attualmente al di sotto del loro fair value.
In ogni caso – conclude Cagnetta – data la limitatezza dell’offerta e la crescente domanda di equity da parte di un sempre maggior numero di financial firm, nel futuro dovremmo attenderci un incremento dei valori di mercato e ciò restringerà le possibilità future di trovare società a sconto”.
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