Le vicende economico-finanziarie
del Manchester United continuano a tenere banco nell'ambiente
dell'alta finanza.
Nonostante le ottime performance della società
inglese, sia in campo commerciale che prettamente sportivo, nell'ambiente
si respira un'aria di totale incertezza sul futuro assetto societario.
Da una parte si sentono voci di un presunto tentativo di scalata da
parte di miliardari internazionali non ben identificati, dall'altra
vendite e acquisti di pacchetti azionari si susseguono ininterrottamente
ormai da qualche giorno.
Martedì 7 ottobre 2003 l'emittente televisiva inglese BskyB
di Rupert Murdoch è uscita di scena cedendo la propria quota
del 10% a 239 pence per singola azione, pari a 62 milioni di sterline,
circa 90 milioni di euro.
Il magnate australiano, dunque, dopo aver cercato per anni di mettere
le mani su uno dei club calcistici più importanti e redditizi
del mondo, in particolar modo nel 1999 quando tentò la scalata
con un'offerta di 693 milioni di sterline frenata prima dal gruppo di
soci che deteneva la maggioranza e in seconda battuta dal deciso intervento
dell'Anti-Trust, abbandona il "terreno di gioco".
Le reali motivazioni che hanno spinto Murdoch a privarsi del 10% di
una società definita da molti una "gallina dalla uova d'oro",
non si conoscono. Forse non crede più in un settore, quello del
calcio, che nel complesso produce perdite d'esercizio che ammontano,
per la Premier League, a 198 milioni di euro. Ma il Manchester, come
detto più volte, rappresenta un discorso a parte. Basti pensare
al fatto che il titolo dei Red Devils è cresciuto negli ultimi
12 mesi del 100%, con un aumento costante che testimonia la solidità
societaria; che può contare sulla proprietà dello stadio
(nel 2000 sono stati investiti 43 milioni di sterline per aumentare
la capacità degli spalti e migliorare le strutture utilizzate
dalla squadra per gli allenamenti); che i ricavi sono generati non solo
dai diritti TV e dalle sponsorizzazioni, ma soprattutto dal merchandising
e dalle relative royalty (il Manchester United ha un appeal di portata
internazionale, avendo tifosi sparsi in tutto il mondo).
Oppure la guerra interna per il controllo della società si è
fatta troppo dura, rischiando di danneggiare l'equilibrio economico
e le performance finanziarie del club.
Più probabile, invece, è che alcune recenti operazioni,
come ad esempio l'acquisizione del "pacchetto" Tele + /Stream
ed il lancio di Sky TV in Italia, abbiano reso necessaria una maggiore
disponibilità di fondi liquidi.
Ma torniamo alla questione più delicata: quella del controllo
del Manchester United.
Il 10% ceduto da BskyB è passato a John Magnier e J.P. McManus,
i due miliardari irlandesi che operano prevalentemente nel mondo dell'ippica
ma che da tempo rastrellano, tramite la finanziaria Cubic Expression,
titoli dei Red Devils appartenenti ai piccoli azionisti. Con l'ultimo
colpo sono ora in possesso del 23,15% del capitale dello United, per
un valore che si aggira intorno ai 150 milioni di sterline.
Il principale rivale della Cubic Expression è Malcom Glazer,
proprietario della squadra di Football americano dei Tampa Bay Buccaneers,
che la scorsa settimana ha raddoppiato la sua quota portandola al 5,92%
(in precedenza deteneva il 3,17%). In questo modo Glazer è diventato
il quarto maggiore azionista del Manchester, preceduto da Harry Dobson
con il 6,5% (opera nel settore minerario) e seguito da Jon de Mol, ideatore
del "Grande Fratello" (3,5%).
Infine, secondo quanto riferito dal responsabile della comunicazione
del Manchester, Paddy Harverson, l'Anschutz Entertainmet Group ha palesato
un certo interesse per lo sfruttamento commerciale dello stadio Old
Trafford. Ma a capo dell'Anschutz Entertainmet Group, proprietario tra
l'altro della ferrovia Southern Pacific, c'è Philip Anschutz,
considerato uno dei 15 uomini più ricchi al mondo.
Sembra proprio che la battaglia per la conquista del Manchester sia
appena cominciata.