Alla fine l’Italia, che era sempre in coda, si è trovata prima fra i grandi paesi europei a testare la trasmissione dei grandi eventi sportivi soltanto in streaming (ovviamente con i pro e i contro che ciò ha portato).
Così i grafici che mostrano la percentuale di spesa in diritti sportivi da parte degli Ott a pagamento la vede in testa davanti a Germania, Francia, Spagna e Regno Unito.
Tutto è nato con l’acquisizione dei diritti della Serie A da parte di Dazn, ma ormai fra Amazon Prime Video e Infinity per le coppe europee o gli altri servizi il panorama si è arricchito.
Il fenomeno è destinato a crescere. Quest’anno, secondo Ampere Analysis, i servizi in streaming saranno responsabili per un quinto (il 20%) di tutta la spesa in diritti Tv nei cinque maggiori mercati televisivi europei, in crescita rispetto al 12% del 2021 e partendo da appena il 2% nel 2017.
Sono stati soprattutto Dazn e Amazon a essere cresciuti e insieme spenderanno 2,3 miliardi di euro entro la fine del 2022, ma in generale tutti i maggiori campionati di calcio dei cinque paesi hanno ormai almeno un accordo con un servizio a pagamento.
“Italy leads the way in Europe”, scrive Ampere, “l’Italia apre la strada in Europa”, come detto con più della metà della spesa in diritti sportivi (53%) che arriverà entro la fine dell’anno dallo streaming pay.
Si parla di servizi online puri, che non nascono come estensione di un broadcaster, mentre per spesa sportiva ci si riferisce al totale dei diritti di trasmissione di eventi sportivi su tutte le piattaforme, anche in chiaro.
All’Italia seguono la Germania (32%), Spagna (16%) e Francia (14%). Nel Regno Unito solo il 2% della spesa proviene da questa fonte, “in parte a causa della natura competitiva del mercato dei diritti sportivi e delle dimensioni del business della pay tv di Sky”, spiega Ampere. “Tuttavia, tutti i principali servizi sportivi in abbonamento nel Regno Unito (Sky, BT, Eurosport) offrono anche servizi ott”.
Per questo motivo il Regno Unito è comunque secondo con il 58% nella classifica in base alla percentuale di tifosi che guardano le partite in Tv o altro dispositivo e accedono a un servizio a pagamento.
In Italia questa quota sale a quasi il 67% essendo l’offerta in gran parte nelle mani di Dazn. Nel 2021 la società controllata da Len Blavatnik è diventata il terzo maggior investitore in diritti sportivi nei cinque grandi mercati europei, superando la telco britannica BT ma rimanendo dietro a Sky e Telefonica.
Ampere stima che Dazn spenderà 2,1 miliardi di euro in diritti sportivi nel 2022 in tutti i suoi mercati a livello globale, ma prevalentemente in Italia, Germania e Spagna, dove ha i suoi maggiori business.
Amazon, con il suo portafoglio di diritti molto più limitato, si colloca al decimo posto. Sky, invece, continua a essere il più grande investitore in diritti sportivi nel totale dei cinque paesi, con una spesa di 4 miliardi di euro.
L’accesso dei tifosi ai servizi ott con almeno uno sport:
Italia: 66,6%
Regno Unito: 58,1%
Germania: 52,1%
Francia: 41%
Spagna:28,8%
Fonte: Ampere. Tifosi 18-64 anni con accesso a Internet
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Fonte: articolo pubblicato su Italia Oggi del 24 marzo 2022
L'AGCOM definisce Over-The-Top (in acronimo OTT) le imprese che forniscono, attraverso la rete Internet, servizi, contenuti (soprattutto video) e applicazioni di tipo "rich media" (per esempio, le pubblicità che appaiono mentre si naviga in un sito web e che dopo una durata prefissata scompaiono). Esse traggono ricavo, in prevalenza, dalla vendita di contenuti e servizi tramite concessionari agli utenti finali (ad esempio nel caso di Apple e del suo iTunes) o di spazi pubblicitari, come nel caso di Google e Facebook. Gli utenti possono accedere ai contenuti tramite qualsiasi tipo di unità con una connessione a banda larga.
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