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Il calcio all'attacco dei bilanci

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   La Juventus ha vinto lo scudetto. Quello vero, quello che per tutta la prossima stagione Nedved e compagni sfoggeranno sulla maglia. Lo scudetto degli incassi al botteghino è invece andato alla Roma. In base a stime parziali, è proprio la società del presidente Sensi quella che ha incamerato di più grazie ai tifosi (oltre 22 milioni di euro), seguita da Inter (16 milioni), Lazio e Milan (circa 14 milioni) e Juventus (quasi 11 milioni).
In 31 giornate di campionato, oltre 7 milioni di tifosi hanno varcato i cancelli di uno stadio di serie A. La stagione precedente, secondo la Lega Calcio, si era conclusa con 7,939 milioni di spettatori. Quindi è da presumere che il risultato quest’anno sia stato lo stesso, dato che ogni giornata di A conta 200-220 mila spettatori. Ciò significa che anche il totale degli incassi della massima categoria non si discosterà molto da quei 146,9 milioni di euro, bottino del campionato 2001-02.

Da anni ormai, da quando il calcio si è lasciato andare a spese folli, il botteghino non salva più i conti del pallone di casa nostra. A rimpolpare le esangui casse delle società ci pensano sponsor, diritti televisivi (meno che in passato) e merchandising, ma , nonostante questo, il calcio di A aveva chiuso i battenti della scorsa stagione con un risultato operativo negativo di 948 milioni di euro (un anno prima era –677 milioni) su un fatturato che nel complesso è cresciuto solo del 5% (a 1063 milioni). Quest’anno non andrà meglio e le perdite non saranno più parzialmente ripianabili con i proventi di un calcio mercato che non c’è più.

Una via d’uscita per i bilanci delle società di A e B potrebbe essere rappresentata dall’introduzione del salary cap. Dal prossimo campionato gli stipendi lordi di calciatori e allenatori non dovranno superare l’80% del fatturato (lo scorso campionato l’incidenza è stata dell’85%), per scendere al 60% in quella successiva.
Recentemente è stata inviata dalla segreteria ai Beni Culturali con delega allo Sport la risposta alle osservazioni della Ue sul cosiddetto “decreto salva-calcio”, approvato dal Parlamento a febbraio, che consente alle società di ammortizzare in dieci anni le svalutazioni del patrimonio giocatori.

Il campionato appena terminato ha visto anche tornare la pace e l’unità all’interno della Lega Calcio, che ha lanciato Gioco Calcio, una nuova pay tv per fare concorrenza a Sky, frutto della fusione fra Tele+ e Stream. Dal 31 agosto la piattaforma voluta dalla Lega – e che transiterà sulla tecnologia Sky - sarà operativa: a breve si dovrebbero conoscere i nomi dei soci che affiancheranno la Lega Calcio (10%) e il consorzio Plus Media Trading (25%), che raggruppa club di media-piccola grandezza tra i quali Atalanta, Como, Perugia, Brescia, Chiedo, Empoli e Modena. Il coordinatore di PMT, Enrico Bendoni, prevede nei prossimi 12 mesi il pareggio di bilancio e 390mila abbonati. Questo perché, se è vero che i club con il maggior seguito sono in contratto con le precedenti protagoniste del mercato, è anche vero che il tifoso più fedele non si lascerà sfuggire le partite in trasferta: l’86% dei futuri clienti sarà tifoso dei grandi club.

A tutto campo anche la strategia di Sky italia in vista del prossimo campionato.
Dopo il sì della “Ue” all’acquisizione di Tele+ da parte di Strema, la televisione dell’editore australiano Rupert Murdoch è al lavoro. Il direttore della comunicazione di Strema, Tullio Caviglieri, sostiene che sarà necessario investire con maggior raziocinio rispetto al passato in quanto se dovesse saltare il sistema delle pay tv e dei diritti televisivi, salterebbe anche il calcio. A Sky sono legate le squadre con il più alto numero di abbonati: nel ’98 Juventus, Milan e Inter siglarono con Tele+ un contratto di 6 anni. Della stessa durata l’accordo che lega, dal ’99, Roma, Lazio, Parma e Udinese a Stream.

Vedono invece finalmente un po’ di luce le 90 società di C (36 in C1 e 54 in C2), che lo scorso Settembre avevano fatto slittare l’inizio del campionato per richiamare l’attenzione sul loro valore sociale e sulla loro difficile situazione economica. Il presidente della Lega di Serie C, Mario Macalli afferma che qualcosa si sta muovendo grazie al buon senso anche se i problemi non mancano. Il decreto legislativo 38/2000 aveva esteso l’obbligo di assicurazione contro gli infortuni alla serie C, duplicando così quanto i club pagano abitualmente in base alla legge 91/81. Questo inutile doppione ha generato il versamento, da parte delle 90 società di C, di 3,26 milioni di euro all’INAIL. I club di serie C attendono inoltre una decina di milioni di euro della finanziaria 2001 a favore dei vivai e 18 milioni dal settore delle scommesse, finanze che non che le agenzie dovevano garantire, come quota minima, al CONI il quale non ha potuto girarli alla Lega.

Il risanamento della Serie C (disavanzo di 54 milioni di euro al 30 Giugno 2002) potrebbe solamente arrivare attraverso un intervento normativo. Il presidente della Lega chiede il riconoscimento della specificità della categoria. I calciatori (circa 2200 tra C1 e C2) dovrebbero essere contrattualizzati come apprendisti, evitando così il pagamento di salati contributi.



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