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La gestione dell'immagine degli atleti

Il ciclo di vita dell'atleta

(seconda parte)

di Emanuele Menicocci

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La seconda fase riguarda l’apprendimento, che inizia la strada verso la scelta, o meno, dello sport come professione.
Il tutto deve avvenire senza la creazione di false illusioni, affinché il tempo a disposizione della persona non venga dissipato a scapito di altre possibili alternative delle quali bisogna tener presente nel caso in cui ci sia un grave infortunio o nel caso in cui le potenzialità emerse non trovino applicazione nel futuro.

E’ necessario fare un calcolo di convenienza economica in termini di possibilità di sopravvivenza con lo stipendio che lo sport può dare. Infatti un conto è un calciatore che militi in serie A nelle fila di un grande club e che può guadagnare parecchi milioni di euro a stagione, un altro discorso vale per il giocatore di categorie inferiori che si deve accontentare di uno stipendio che spesso è appena sufficiente per una vita dignitosa.
E’ in questa fase che non bisogna lasciare gli studi, per esempio, per conseguire un diploma superiore che potrebbe essere utile non solo in caso di fallimento della strada sportiva, ma anche per una futura carriera dirigenziale o un lavoro post esperienza agonistica.

Si dovrà maturare il giusto senso critico, perché la maggior parte delle persone con cui l’atleta sarà a contatto non saranno eccellenti, ma approfittatori malfidati, per cui bisognerà saper scegliere delle guide che badino non solo al proprio interesse economico ma anche a quello del campione e della sua integrità. Si badi che si insiste sull’elemento umano, perché i consumatori sono persone di tutti i giorni e sicuramente sentono più vicino la persona della “porta accanto” anziché il “marziano”. Qui, inoltre, spesso si passa dal ruolo della riserva al ruolo di protagonista o di titolare, che genera momenti di ripensamento, i quali devono essere gestiti come momenti di pausa e non di fallimento, che fanno acquisire il senso della continuità o maturano la sindrome di Cesare: secondo a Roma o primo in Gallia?1

Il fattore è critico soprattutto per gli sport di squadra, ed il calcio in particolare, dove spesso ci si trova di fronte al dilemma di scegliere di rimanere in una squadra blasonata e non giocare oppure andare a militare in squadre di rango inferiore che garantiscono la continuità di gioco, ipotesi, questa, consigliabile per un giovanissimo che potrebbe usare categorie o club minori come vetrina per il futuro, mentre per gli atleti che vanno concludendo la carriera è più auspicabile l’opzione del miglior trattamento economico.

Seguirà la terza parte dell'articolo

Sommario                                           
NOTE
1) Cit. Gianfranco Piantoni , “Lo sport tra agonismo, business e spettacolo”, 2000 Etas
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