Home | Contattaci | Newsletter | Pubblicità | Collabora | Chi siamo
CANALI

Diritto Sportivo
Marketing Sportivo
Comunicazione & Sport
Sport & Management
Economia dello Sport
Sport & Organizzazione
Sport & Tecnologia
Psicologia/Medicina sportiva
Sport & Wellness
Storia dello Sport
Sociologia dello Sport
Impiantistica sportiva
Aspetti fiscali
Area Tecnica


I finanziamenti per lo
    Sport: chi, dove e come
Modulistica
Articoli pubblicati


Sport & Management News
La stampa
L'opinione di...
Le interviste di Sporteasy
Calendario Eventi
Lavoro & Stage
La vostra Tesi
Pubblicate un articolo
Link utili
Lo sapevate che...
L'angolo del tifoso


SERVIZI
A domanda...
      Sporteasy risponde
Ricerche bibliografiche
Sviluppo e revisione di
      Tesi in materia sportiva
Altri servizi


CORSI DI FORMAZIONE
Master
Corsi online
Corsi di perfezionamento
Convegni, seminari e
       iniziative varie


Le differenti valenze
dell’immagine di un atleta

(seconda parte)

di Emanuele Menicocci

Indietro                                                       

Sia nella storia che nel più recente passato, ci sono stati atleti che con le loro gesta o con i loro atteggiamenti sono riusciti a stimolare positivamente eventi politici e situazioni delicate, nonché ad eliminare alcuni luoghi comuni come le differenze razziali e la strumentalizzazione dello sport. I nomi che, secondo me, sono emblema di quanto detto sono: Gino Bartali e Cathy Freeman.

Il ciclista Gino Bartali, ormai defunto, vinse nel 1947 il Tour de France in una situazione politica nel nostro paese in forte fermento. Il giorno in cui vinse la tappa più rappresentativa fu lo stesso giorno in cui vi fu l’attentato a Palmiro Togliatti fuori del parlamento. Al notiziario radio più seguito, quello delle 20, venne data la notizia dell’attentato che scatenò l’ira di molti italiani e che stette sul punto di generare una guerra civile di spropositate dimensioni. Però, al contempo, nella mente delle persone c’era anche la descrizione della grande fatica che accompagnava il corridore sulle cime dell’Izoar, vetta più dura di quel Tour, che suscitò nei cuori un inaspettato senso di unione, la cui importanza fece sì che si parlasse dei due eventi alla stessa stregua.

Il giorno della vittoria della Gran Bucle si celebrarono così due vittorie: quella sportiva e quella della volontà di mantenere la propria identità nazionale.
Cathy Freeman è la corritrice di 400 metri piani più veloce del mondo, nonché campionessa olimpica delle ultime olimpiadi di Sidney. Proprio in questo ambito la sua figura ha ingenerato maggior scalpore, tra l’altro nel momento più importante: la cerimonia di apertura.
La campionessa è aborigena, ossia, appartenente alla comunità originaria delle terre australiane, che però viene puntualmente emarginata e non riconosciuta come entità a sè stante.

Il giorno della cerimonia di apertura era la Freeman che giocava il ruolo più importante, perché era colei che avrebbe dovuto accendere il fuoco di Olimpia, un’aborigena e non un’australiana, con grande scalpore per il paese e grande orgoglio del suo popolo. Inoltre era la portabandiera e conseguì di sfilare con i doppi colori della bandiera aborigena e quella australiana, incurante delle polemiche che avrebbe potuto far nascere.
Il suo comportamento rivolto verso la generalità del suo paese, fu un messaggio di unione e di rispetto per le minoranze che per il mese dei giochi olimpici raggiunse il suo obiettivo.

Sommario                                           
Home | Contattaci | Newsletter | Pubblicità | Collabora | Chi siamo

Tutti i diritti Riservati - Legge privacy - Copyright - ©2002 - Sito ottimizzato per Internet Explorer.