Diverse ricerche hanno provato che gli atleti dormono in media meno del resto della popolazione (e comunque sotto le 7 ore per notte) e che anche la qualità del loro riposo – influenzata da molti elementi che, intrecciandosi, determinano come risultato la cosiddetta architettura del sonno – si rivela spesso inadeguata.
I riflessi di una carenza di riposo notturno adeguato, d’altra parte, non riguardano soltanto la performance durante una competizione, ma hanno, sempre e comunque, ripercussioni a livello fisico. Tra le altre cose va tenuto presente che proprio durante il sonno l’organismo produce la quantità maggiore di Gh (l’ormone della crescita), e che è in questa fase che avvengono i meccanismi di riparazione delle strutture muscolari “consumate” durante l’attività sportiva.
Protocolli con una o due notti di privazione totale di sonno, o con una o due settimane di restrizioni parziali, sono stati usati in diverse ricerche per dimostrare sia la complessiva rilevanza che dormire bene ha per la salute fisica e mentale, sia più nel dettaglio come la carenza di riposo faccia saltare una serie di parametri che vanno dal metabolismo del glucosio alla risposta immunitaria nei confronti delle infezioni respiratorie.
Ci sono poi aspetti più generici, ma comunque da valutare, come l’impatto delle tensioni muscolari e delle altre eventuali criticità legate all’attività fisica. E, visto che in Italia quasi il 27% della popolazione pratica sport in modo continuativo e circa l’8,5% lo fa in modo saltuario (dati Istat), capire cosa accade durante la notte fornisce elementi che possono incidere sul benessere di una discreta fetta di popolazione. Peraltro, una conferma indiretta della sensibilità crescente verso questi argomenti arriva dal mercato, se un’azienda storica come Dorelan ha fatto studiare da un pool di ricercatori, medici e preparatori atletici, una linea di materassi e cuscini progettata specificatamente su focus che vanno dalla riduzione dei dolori nella zona lombare (una di quelle più esposte ai rischi dell’overtraining), al corretto allineamento della colonna vertebrale, fino alla modulazione della temperatura di contatto con il corpo, particolarmente importante per gli sportivi che tendono ad avere un metabolismo basale più alto.
“La relazione tra sonno e sport è fondamentale ed è influenzata da molti elementi, legati sia all’attività stessa che a fattori esterni, e tutti naturalmente proporzionali al livello della pratica. Tra le variabili direttamente connesse ci sono l’intensità del training, gli orari di sveglia anticipati per via degli allenamenti, gli spostamenti per le trasferte e il fatto di dormire in ambienti spesso nuovi.
Circostanze che alzano l’arousal cognitivo (l’eccitazione temporanea del sistema nervoso, con maggior reattività agli stimoli, ndr)”, spiega Luigi Ferini- Strambi, neurologo e primario del Centro di Medicina del sonno dell’Ospedale San Raffaele di Milano. Che aggiunge: “Poi ci sono fattori non intrinseci, ma legati allo stile di vita dello sportivo, come la dieta (compresa l’assunzione maggiore di caffeina) e un ombrello di aspetti sociali che vanno dalla difficoltà nel gestire gli svaghi e le amicizie a un’attenzione particolare ai social media”.
Come per ogni questione relativa al sonno, precisa però Ferini-Strambi, un punto cruciale è il cronotipo di appartenenza: le ricerche evidenziano che gli atleti tendenzialmente sono più allodole, e di questo bisogna tener conto perché può essere un elemento di interferenza nel caso di competizioni o allenamenti tardo-pomeridiani o serali.
“Uno studio che abbiamo condotto per la valutazione del sonno negli atleti professionisti della pallavolo (vedi Lo Studio con i dettagli sotto, ndr) ha mostrato risultati interessanti. Dal monitoraggio notturno, sia la quantità sia la qualità del sonno sono risultate più basse la notte immediatamente dopo la competizione, rispetto sia alla notte precedente che a quelle successive alla prima”.
Per approfondire ulteriormente questi risultati, il team ha realizzato un secondo studio – ancora in fase di pubblicazione – più focalizzato sulla notte dopo la competizione (quella dello stesso giorno della gara, insomma), e ne è emerso che, spiega Ferini-Strambi, non solo gli atleti si coricano più tardi – dato, questo, abbastanza intuitivo – ma che aumentano in modo significativo sia il periodo di latenza del sonno che i movimenti del corpo una volta che si sono addormentati.
“Il fatto che, viceversa, nella notte prepartita e nella seconda dopo la gara i valori siano assimilabili sembra dimostrare che l’atleta riesca a compensare anche le eventuali dinamiche legate allo stress.
Aggiungo, su quest’ultimo punto, che il sonno serve a riposare anche la parte anteriore del cervello, cioè quella parte connessa sia al controllo delle funzioni esecutive, legate quindi a una migliore performance, sia al controllo dell’emotività”.
Lo Studio: notti bianche dopo la partita
I ricercatori dell’Università di Milano, dell’Istituto Ortopedico Galeazzi e del Dipartimento di Neuroscienze San Raffaele hanno condotto in sinergia uno studio sul sonno degli atleti, pubblicato sull’International Journal of Sports Physiology and Performance.
Gli scienziati hanno monitorato per tre notti consecutive (da quella precedente alle due che seguivano una competizione ufficiale disputata in orario serale) il sonno di 24 atleti della Prima Divisione di pallavolo, equamente divisi tra uomini e donne.
L’età media degli atleti era 26 anni; sono state escluse le persone che fumavano, che prendevano melatonina per regolarizzare il ritmo circadiano e che assumevano farmaci. La raccolta dei dati comprendeva il monitoraggio notturno con l’attigrafo – uno strumento che nell’arco delle 24 ore registra le ore totali di sonno, la durata della veglia, i risvegli avvenuti durante la notte ed eventuali addormentamenti nelle ore diurne – e un colloquio, la mattina un’ora dopo il risveglio, per la valutazione del riposo percepito.
Gli studiosi hanno potuto così verificare che tanto il volume complessivo del sonno quanto la sua qualità (determinata tra l’altro da micro risvegli, movimenti notturni e permanenza nelle diverse fasi) erano stati significativamente minori nella notte che seguiva la partita.
Da sottolineare che le stesse differenze sono state osservate nella valutazione con la scala Tqr (Total Quality of Recovery) che misura la qualità del recupero di un atleta dopo la performance.
Le regole
1) Meglio svolgere l’attività nel pomeriggio. Evitare sia la mattina presto (per non dormire meno la notte precedente) sia la sera tardi, quando può interferire sul riposo seguente.
2) Mantenere orari il più possibile simili nei giorni di allenamento, e non variare tanto nel fine settimana.
3) Limitare l’utilizzo serale dei device e le ore su Internet. L’esposizione agli schermi luminosi è un potente attivatore.
4) No all’eccessivo consumo di proteine la sera, e in generale al cibo nelle tre ore che precedono il coricamento.
5) Attenzione alla caffeina assunta indirettamente, per esempio nel tè e nella cioccolata.
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