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Sociologia e sport, il periodo
Tradizionale del calcio (prima parte)


dott. Edoardo Busala*

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Il loisir
"Oggi esistono poche società, forse nessuna, che non abbiano almeno un equivalente delle nostre attività di loisir, in cui non esistano balli, finti combattimenti, spettacoli acrobatici o musicali, invocazioni cerimoniali di spiriti, in breve, senza istituzioni sociali che forniscano un sollievo emotivo per controbilanciare le tensioni e lo stress della vita quotidiana, con le sue vere lotte, i suoi veri pericoli, rischi e costrizioni.
Molti studiosi, infatti, considerano il gradevole eccitamento generato da una gara, come la soddisfazione di un bisogno umano fondamentale, probabilmente indotto dalla società. Una società che non fornisce ai suoi membri, e soprattutto ai suoi membri più giovani, sufficienti opportunità di godere gradevolmente dell'eccitamento di un combattimento che può, ma non deve necessariamente, implicare forza e abilità fisiche, può correre il pericolo di rendere noiosa, senza ragione, la vita dei suoi membri; può non fornire sufficienti correttivi complementari delle tensioni non eccitanti provocate dalla routine ripetuta della vita sociale".

Con il termine loisir, si vogliono quindi indicare tutte quelle pratiche gratificanti spontaneamente scelte del tempo libero.
Aristotele aprì la via agli studi in merito al loisir; teorizzò infatti gli effetti che la musica e la tragedia potevano avere sugli uomini. Questa prima e interessantissima teoria, che partiva da basi mediche, quindi empiriche molto solide, è giunta a noi solo attraverso pochi frammenti comunque illuminanti. Centrata sugli effetti della musica e della tragedia, e come già detto fondata su uno studio empirico, la teoria di Aristotele si configurava intorno al concetto di "catarsi", che il nostro derivò dal concetto medico usato con riferimento all'eliminazione di sostanze dannose dal corpo, alla purificazione tramite un purgante. In senso figurativo la musica ed il teatro avevano effetti curativi simili, che entravano in azione, non in ragione di un movimento di viscere, ma di un "movimento dell'anima". Aristotele usò esplicitamente il termine pharmakon per riferirsi a ciò.

Dato il maggior numero di conoscenze che oggi abbiamo a disposizione, dei cambiamenti intervenuti negli anni, non sorprende che possiamo andare molto oltre rispetto a quanto visto sino adesso, ma la teoria aristotelica si ritiene un punto di partenza imprescindibile, anche nelle misure in cui l'approccio è molto suggestivo. L'argomento del tempo libero va affrontato, a tutti i livelli, tenendo conto degli aspetti gradevoli insiti in tale attività.
Per poter affrontare concretamente lo studio bisogna innanzitutto tracciare una separazione netta che divida la sfera, abbastanza rigida, imposta dalla società, in cui predominano le attività dirette a scopi impersonali da quella in cui prevale un opposto ordine di precedenza. Nella prima, le funzioni fatte per gli altri hanno rigorosa precedenza, nella seconda i processi personali ed emotivi sono rafforzati e le funzioni per se stesso ricevono più peso di quelle per gli altri.
La sfera delle attività di loisir che si intende affrontare, è quella denominata "mimetica". Con il termine mimetico si vogliono racchiudere eventi con caratteristiche similari; capaci di provocare cioè, emozioni di tipo particolare, collegate anche se differenti, a quelle che si provano nello svolgimento della propria vita professionale o in altre attività del tempo libero. Nel contesto di un attività mimetica, è possibile provare forti sensazioni di eccitamento trovando l'approvazione dei propri compagni e della propria coscienza.
Una simile attività, come affermato in precedenza, è concessa dalla società industriale come antidoto alle routine della vita lavorativa. Questo giustifica l'alto numero di istituzioni e organizzazioni specializzate nel loisir, riscontrabili nella società altamente industrializzata, talvolta finanziate e promosse proprio dalle organizzazioni del personale, dal C.R.A.L. aziendale e dai sindacati che operano all'interno di aziende industriali. La capacità di "deroutinizzazione" offerta dalle attività mimetiche consente un suo accostamento alle istituzioni, non più viste come un compartimento separato ma come un continuum.

Uno studio attento del loisir implica, quindi, anche quello della società che ad esso si riferisce. La società deve essere vista come il risultato di quel "processo di civilizzazione" definito da Elias, atto ad imporre il grado di normalità e di correttezza ai comportamenti umani e, causa inoltre, delle barriere psicologiche e istituzionali che le persone contrappongono alle manifestazioni dei propri sentimenti, che altrimenti risulterebbero incontrollati.
Tale processo ha apportato i suoi effetti anche su quel campo del vivere sociale rappresentato dal loisir, attraverso un percorso che Elias chiama di sportivizzazione, attribuendo alle sue attività ludiche, regole ben codificate e criteri di imparzialità, portandola sino alla completa professionalizzazione.
Nel quadro di una società civilizzata le attività di loisir rappresentano un punto di mezzo tra i due estremi, formati da un eccitazione incontrollata e la noia. Se da una parte la società tenta di canalizzare le tensioni degli individui, direzionandole sempre maggiormente nella repressione, dall'altra tiene conto dell'esigenza, da parte degli uomini, di voler sperimentare ugualmente giochi capaci di poter procurare tensioni ed emozioni elettrizzanti. Il risultato raggiunto da questa canalizzazione, è quello di aver tramutato molti degli antichi giochi in competizioni non più realizzati per il puro divertimento dei giocatori, divenuti ora solo freddi professionisti, bensì allestite come piacevole intrattenimento del pubblico. Effetto raggiungibile con più facilità da quegli sport che mettono in risalto la rivalità diretta o indiretta tra gli uomini e tra le squadre, ricordando le battaglie tra gruppi ostili, capaci di trasmettere agli spettatori quelle emozioni abbastanza rare da ritrovare nella società moderna che ha preferito invece incanalare la sua esistenza con una quotidianità incolore.
Si propone quindi di oltrepassare la visione del loisir come puro svago introdotto dalla società per diminuire la fatica e le tensioni del lavoro, e di far intraprendere alla sociologia il percorso disegnato da Elias, di una divisione dei rapporti relativi al loisir da quelli del solo ambito lavorativo, senza alcuna sovrapposizione.

La sociologia contemporanea cercando di spiegare le attività del loisir in rapporto alla loro funzione di recupero dal lavoro, sbaglia nel percepire la "tensione", non come un oggetto di studio, ma come qualcosa da cui ci si debba liberare.
Elias auspica, per meglio affrontare questo argomento, un'analisi da sviluppare su tre livelli, il primo sociologico, il secondo psicologico e infine un terzo biologico. Studi recenti che non hanno tenuto conto di questo suggerimento, affrontandolo cioè in modo separato, sono stati portati inevitabilmente a ignorare aspetti di grande interesse ed importanza. Lo studio della struttura sociale e delle emozioni non può e non deve essere portato avanti in comparti separati; questo è infatti uno dei molti casi in cui non è possibile ignorare gli intrecci esistenti tra fenomeni a livello sociologico, psicologico e biologico non rientrando specificatamente nel quadro di riferimento di ciascuna di queste. Quest'ultima sensazione di Elias si andava a contrapporre alle intuizioni dei molti, che facevano risiedere nella disciplina sociologica grandissimi poteri, dichiarando che l'approccio allo sport, poteva avvenire solamente dopo che questa si fosse completamente differenziata e presa le misure dalla psicologia. Ma facendo risiedere il problema del loisir nell'ambito di più sfere di competenza, e riferendosi all'inesplorata "terra di nessuno che si trova fra queste", Elias metteva allo stesso tempo in risalto i limiti che le scienze sociali hanno nell'affrontare gli esseri umani come oggetto di studio puramente scientifico.

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*Sociologo e mediatore sportivo
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