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Sociologia e sport, il periodo
Tradizionale del calcio (terza parte)


dott. Edoardo Busala*


Differenziazioni tra classico e moderno nello sport
Prodotto esemplare della modernità occidentale, indicatore dei cambiamenti della società, la tematica dello sport, intrecciata com'è di risvolti diversi, deve essere affrontata tenendo presente le trasformazioni delle istituzioni, del costume e gli emergenti bisogni culturali.
Prima di tutto va delineata una differenziazione chiara tra lo sport classico, riferito ai Giochi di Roma e dell'Antica Grecia, e lo sport moderno. Romantica ma contraria ai fatti deve esser vista quell'evoluzione retorica, voluta da chi ha rifondato i Giochi Olimpici (il barone de Coubertin nel 1896), di una continuità con l'agonismo classico. Le Olimpiadi dei giochi greci erano completamente estranee al concetto di dilettantismo, costituito solamente da esibizioni di professionisti e di prove di abilità riservate alle élite. Lo sport moderno è al contrario basato sulla filosofia del confronto leale (fair play), che trova fondamenta sui principi di un regolamento scritto e condiviso da tutti; una filosofia completamente assente nel passato, come dimostrato da Veyne1, nella spettacolarizzazione della violenza e della crudeltà dei giochi del Circo romano o ancora nel Seicento, prima della civilizzazione, nelle esecuzioni capitali considerate spettacolo pubblico a contenuto pedagogico e ludico.

Come sottolineato giustamente da Elias, Dunning e dalla scuola configurazionale, lo sport praticato ai giorni nostri ha, quindi, una natura storicamente inedita e originale, affermatasi negli anni come evento mimetico. Quando ci appassioniamo a un incontro di calcio attiviamo inconsapevolmente un richiamo a quei sedimenti culturali consistenti nei conflitti sviluppatisi agli albori dello sport moderno, fra costumi agrari tradizionali, giochi associati prevalentemente alla devozione religiosa, e la competitività apportata dall'industrialismo. È in questa ideologia sociale del capitalismo nascente e nella creazione di un sistema di lealtà differente rispetto al passato identificabile nello Stato-nazione che sono da ricercarsi le motivazioni della definizione di regole sempre più minuziose. Nello sport moderno abbiamo l'esemplare figura istituzionalizzata dell'arbitro, metafora del giudice preposta per il controllo sociale e referente diretto di un sistema giudiziario parallelo: la giustizia sportiva2.

Altra dinamica differenziante dello sport moderno è identificabile in quel processo che verso la fine dell'Ottocento, porta ad una crescente specializzazione e differenziazione delle sue pratiche. Anche quest'ultima dinamica ci consente di riferirci a studi sociologici sulla divisione del lavoro di Marx e Durkeim.
Come sottolineato dal sociologo Nicola Porro, storici dello sport hanno infatti efficacemente dimostrato come la differenziazione fra football e rugby, nella stagione vittoriana, era la conseguenza di dichiarate intenzioni politiche e pedagogiche. La precoce professionalizzazione venutasi a creare attorno al gioco del football, con in più un prosperoso sistema di scommesse, fecero di questo uno sport "basso", con la conseguente elaborazione di un "codice" del football che, congeniale alla filosofia vittoriana, controllasse e disciplinasse le "classi pericolose". Questo codice, configurava una pratica nella quale sono massime, la repressione della violenza e la subordinazione all'autorità dell'arbitro-giudice, tutore di un esteso e sofisticato sistema di divieti, tanto che il pallone non è giocabile con le mani e che il contatto con l'avversario è continuamente a rischio di sanzione.


Figura - Immagini di una delle prime divise arbitrali.

Differente dal calcio è invece il rugby, sport delle élite militari e universitarie, fondato su un doppio codice. Da un lato si esaltavano le vocazioni amatoriali e l'ispirazione pedagogica, con una conseguente maggiore tolleranza per il ricorso alla violenza, nella convinzione che gli appartenenti ai ceti superiori posseggano già, come prodotto della socializzazione scolastica e familiare, il senso del limite e il rispetto delle regole. Dall'altro, questo sport consentiva rispetto al calcio, una facile identificazione di gruppo come nel caso dei college o delle accademie.

Altro principio innovativo dello sport moderno, è quello delle pari opportunità nell'accesso alle pratiche e all'accettazione delle regole. Principio che rispecchia fedelmente i canoni basilari della società moderna, la lealtà sportiva, sarà purtroppo destinata ad essere rovinata irrevocabilmente dall'entrata di un commercialismo estremo, che porterà casi di doping ed un'etica del risultato a qualsiasi costo. Si sottolinea come lo sport, a distanza di un secolo dalla "teoria della classe agiata" di Veblen e soprattutto dalla ricostruzione del movimento olimpico, sia diventato idioma globale, soggetto di regolazione istituzionale ed emblema della contemporaneità post-industriale e quindi, campo di studi molto fertile per la sociologia dei prossimi anni.

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*Sociologo e mediatore sportivo

NOTE
1) Nicola Porro, La Sociologia, lo Sport, il Loisir, op. cit.. De Nardis P., Le Nuove Frontiere della Sociologia, Carocci, Roma 1999, p. 443.
2) Veyne P., Il Pane e il Circo, il Mulino, Bologna, 1984.
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