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Evoluzione storica dei servizi,
con particolare riferimento ai
servizi dello spettacolo (quinta parte)


dott. Lorenzo Gallotti*




La fase della piena integrazione nella vita istituzionale e sociale del Paese (1918-1940)
Tutto il movimento sportivo si allinea su posizioni interventiste e partecipa massivamente al primo conflitto mondiale. Significativo, a tale proposito, che la stampa sportiva prenda parte alla propaganda bellica. Alcune testate cambiano addirittura nome. Lo sport illustrato diventa Lo sport illustrato e la guerra. La stampa sportiva si trasforma in L’illustrazione della guerra. La Gazzetta dello Sport, il 24 maggio 1915, titola: “Per l’Italia contro l’Austria. Hip Hip Hurrà”.
Nel periodo fascista lo sport viene usato per portare a compimento un processo di nazionalizzazione delle masse intrapreso già nell’Ottocento. L’organizzazione e le strutture vengono potenziate e ogni attività concentrata in organi di Stato: ciò comporta, tra l’altro, il trasferimento a Roma di tutte le federazioni, sotto l’egida del CONI, promosso al rango di “Federazione delle federazioni”. Vengono potenziati avvenimenti a carattere nazionale, come il Giro d’Italia, la Mille Miglia e il Campionato di calcio a girone unico. Grande è l’impegno per dotare ogni comune italiano, a partire dal 1928, di un campo sportivo con annessa palestra che consenta la pratica degli sport più popolari. Le città, poi, vivono un momento di fermento edilizio. Vengono costruiti nuovi stadi, soprattutto in occasione del Campionato del mondo di calcio del 1934, disputato proprio in Italia, e al quale partecipiamo per la prima volta, vincendolo.

Nel 1928 viene stilata la Carta dello sport e la sua diffusione è assegnata all’Opera Nazionale Balilla (per i giovani dai 6 ai 17 anni) e alle altre strutture giovanili fasciste. Nel 1925 viene creata l’Opera Nazionale Dopolavoro, che rappresenta la prima struttura di massa per la gestione del tempo libero. Bandisce le attività agonistiche più violente e privilegia sport e giochi popolari come le bocce, il tiro alla fune, il tamburello, il cicloturismo e il campeggio.

Anche qui i giornali sportivi svolgono un ruolo importante. Nell’arco di un decennio, fra il 1924 e il 1934, ne nascono 129, a conferma di una prolificità eccezionale, frutto anche di testate specializzate, dedicate a una sola disciplina sportiva. Emerge in questo periodo il ruolo della radio, capace di creare un linguaggio sportivo, fatto di retorica e di enfasi. Occorreva far rivivere episodi lontani a persone che non potevano vederli, ma solo immaginarli. Nascono i miti, anche attraverso figurine e cartoline giochi.
È il periodo delle grandi vittorie che fanno sognare le masse italiane, animate da un grande sentimento di riscossa dopo un passato subalterno e di miseria. Beccali, Carnera, Binda, Guerra, Varzi, Nuvolari, Pozzo e Meazza marcano un grande ventennio di miti e leggende sportive.

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*Laureato in Economia Aziendale, collabora con alcuni siti internet, giornali locali e agenzie di stampa realizzando approfondimenti su temi di attualità sportivo/economica.
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