Nuovi personaggi si mettono in luce e nuovi materiali vengono utilizzati per la costruzione delle barche. Il legno viene in parte accantonato per far posto alle leghe di alluminio.
Un importante imprenditore edile australiano, Alan Bond, si presenta alla sfida con il suo "Southern Cross" in rappresentanza del Royal Perth Yachting Club, mentre il Royal Sydney Yacht Squadron metterà in campo il "Gretel II". Tra i due rivali australiani si inserisce "France", la quale verrà sonoramente sconfitta dall'imbarcazione di Perth nella finale sfidanti. Ma "Southern Cross" nulla potrà contro "Courageous", defender ufficiale, e soprattutto contro il talento tattico di Dennis Conner, la nuova promessa della vela statunitense.
Anche nel 1977 gli Aussi la faranno da padroni tra gli sfidanti, in particolare con "Australia", la nuova creazione di Alan Bond, e "Gretel II".
Anche la Francia ci riprova, ma "France II" viene immediatamente sostituita dalla vecchia "France" a causa della sua palese lentezza, mentre la casa automobilistica svedese Volvo riesce a progettare "Sverige" e a farsi conoscere, in questo modo, dal pubblico americano.
Nella prima sfida (regate al meglio delle sette vittorie) "Australia" batte nettamente "France", mentre tra "Sverige" e "Gretel II" è necessaria la settima prova che si concluderà a favore della prima (4-3).
Senza storia, infine, sia lo scontro tra australiani e svedesi (4-0) sia la sfida per il titolo tra "Australia" e "Courageous", imbarcazione che nel frattempo aveva avuto la meglio sugli altri aspiranti defender "Entreprise US-27" e "Indipendence US-28" (4 a 0 in favore degli americani, guidati da Ted Turner a causa dell'impegno olimpico di Dennis Conner).
Dennis Conner torna al timone di una imbarcazione statunitense nell'edizione del 1980, dopo aver conquistato la medaglia di bronzo alle Olimpiadi.
Il rimodernato "Australia" di Alan Bond torna alla carica più forte di prima, mentre tra gli altri sfidanti troviamo ancora "Sverige", anch'esso rimodernato, "France 3" e l'inglese "Lionheart".
Tra gli sfidanti, facile la vittoria di "Australia" su "France 3", mentre tra i defender "Freedom", con Dennis Conner al comando, riesce a sbarazzarsi di "Clipper" e soprattutto di "Courageous", timonata da Ted Turner.
Polemiche e diatribe legali caratterizzano questa edizione dell'America's Cup, in particolare quando l'imbarcazione australiana, timonata da James Hardy e con John Bertrand alla tattica, subisce una squalifica per il futile motivo di non aver avuto in funzione una delle luci di via. Dunque il "Freedom" di Conner riuscirà ad imporsi in questa edizione, anche se si deve registrare anche una prima sconfitta per il defender.
E' il 18 Giugno 1983. Ha inizio un'edizione storica dell'America's Cup, con il primo Round Robin e la prima volta di uno sponsor per la gara degli sfidanti, Louis Vuitton appunto, con il prodotto Mumm Champagne. Ma è anche la prima volta per una imbarcazione italiana, "Azzurra", appartenente allo Yachting Club Costa Smeralda. Progettata da Andrea Vallicelli, timonata da Mauro Pellaschier e guidata tatticamente dal bravo Cino Ricci, "Azzurra" riuscirà ad entrare in semifinale con Victory 83, Canada 1 e Australia II (le imbarcazioni eliminate saranno Advance, France 3 e Challange 12).
La finale dei challanger vedrà la sfida tra l'inglese "Victory 83", timonata a seconda delle circostanze da Phill Crebin, Laurie Smith o Rodney Pattison, e "Australia II" di John Bertrand e Alan Bond. Sarà la barca australiana a sfidare gli Stati Uniti nella grande finale (4-1 il risultato su Victory 83).
Dopo numerosi tentativi da parte del New York Yachting Club di far squalificare "Australia II" per le alette di chiglia ritenute dagli americani irregolari (in realtà non lo erano), il 13 Settembre 1983 prende il via l'America's Cup.
Tra i defender "Liberty", con al timone ancora Dennis Conner, prevale su "Defender" e "Courageous".
"Liberty" si porta immediatamente in vantaggio per 3 a 1 dopo le prime quattro regate. Ma il vento gira le spalle agli americani, "Australia II" rimonta portandosi sul 3 pari e nell'ultima decisiva regata del 26 Settembre taglia il traguardo per prima (alle ore 17) strappando l'ambito trofeo agli Stati Uniti dopo ben 132 anni di incontrastato dominio.
Ma il popolo americano non ci sta, e nel 1987 gli Stati Uniti si presentano con 6 Circoli nautici: il Chicago Yachting Club (Heart of America), il New York Yachting Club (America II), il Newport Harbour Yachting Club (Eagle), il St. Francis Yachting Club (USA), il Yale Corinthian Yachting Club (Courageous) e il San Diego Yachting Club (Stars & Stripes).
Anche altre Nazioni sono presenti in maniera massiccia: la Francia, con French Kiss e Challange France, e l'Italia con Azzurra 3 e 4 del Costa Smeralda Yachting Club e Italia I e II dello Yachting Club Italiano. Canada e Inghilterra sono rappresentate rispettivamente da Canada 2 e White Crusader, mentre la novità è la neozelandese "Kiwi Magic".
Per la prima volta dalla parte del defender, l'Australia difende il titolo con Australia III e Australia IV del consorzio di Alan Bond, e Kookaboora II e Kookaboora III del consorzio di Kevin Parry (entrambi i consorzi facenti capo al Royal Perth Yachting Club); il South Australia, del Royal South Australia Yachting Club; lo Steak'n Kidney, del Royal Sydney Yachting Club.
In casa del Costa Smeralda Yachting Club la situazione non è delle più rosee e le cose non cominciano bene già nel primo Round Robin. La scarsa competitività di Azzurra III e Azzurra IV nelle acque di Frementale, nell'Oceano Indiano, e le diatribe scoppiate all'interno del clan italiano già negli anni precedenti, portò solo ulteriori incomprensioni e ritardi nella costruzione e messa a punto degli scafi. Mauro Pellaschier venne sostituito da Stefano Roberti e poi richiamato in fretta e furia, Cino Ricci diede le dimissioni da Team manager e Bortolotti, che lo sostituì, non riuscì ad ottenere il gradimento dell'equipaggio. In tutto questo, le prestazioni tecniche delle due imbarcazioni furono disastrose.
Sull'altro consorzio italiano la sfortuna si abbattè come un uragano su di una isoletta. Infatti, essendo "Italia I" considerata troppo instabile per le tormentate acque australiane, il management decise di lavorare con maggiore intensità su "Italia II" in modo da renderla più competitiva. Durante la traversata da Bocca di Magra, sede del consorzio, a La Spezia per il varo ufficiale, "Italia II" si incagliò riportando alcuni danni che vennero fortunatamente riparati in breve tempo.
Superato questo inconveniente, quando la situazione generale sembrava migliorare ed i lavori di messa a punto quasi terminati, una mattina il gruista che aveva il compito di posizionare la barca in acqua, inavvertitamente le sganciò sopra il pesante braccio della gru. E mestamente Italia II affondò. Crisi generale nel management ed esonero immediato di Flavio Scala. Dopo questo disastro, né "Italia I" né tantomeno "Italia II" avranno alcuna chance di ben figurare in questa edizione di America's Cup.
Si arriva alla finale della Louis Vuitton Cup, dove Stars & Stripes di Dennis Conner si impone con un secco 4 a 1 sull'equipaggio neozelandese e sulla loro imbarcazione, vero gioiello della tecnologia, realizzata completamente in vetroresina (gli scafi di allora erano tutti in alluminio). Finalmente Dennis Conner può cercare di riprendersi la Coppa persa nella precedente edizione.
Il 31 Gennaio 1987 si comincia a regatare. Tra i defender presentati dall'Australia il più affidabile risulta Kookaboora III. Ma contro Stars & Stripes e soprattutto contro un Dennis Conner più agguerrito che mai, la vita per gli Aussi si fece molto dura. Gli americani inflissero ai loro rivali distacchi abissali, e dopo quattro vittorie consecutive il San Diego Yachting Club riporta negli Stati Uniti la Coppa America. Per il popolo americano Dennis Conner era diventato un eroe, ma non per i newyorkesi, che invece lo considerarono un traditore.
Quella del1988 sarà una edizione sotto tono dal punto di vista sportivo, ma ricca di polemiche e lotte giudiziarie che finiranno tristemente nelle aule di Tribunale.
Michael Fay, magnate dell'editoria e leader del consorzio neozelandese, riesce a scovare un punto debole del Deed of Gift che gli permetterà di fondare uno Yachting Club libero da vincoli residenziali e soprattutto di costruire uno scafo molto veloce che non rispettava però i canoni fino a quel momento stabiliti dal Regolamento.
I detentori del titolo, sempre guidati da Dennis Conner, accettarono la sfida senza badare a regole e costruirono un catamarano ad ala rigida. Ovviamente non ci fu storia, né in acqua né in Tribunale, dove la vittoria venne assegnata nel 1990 a favore dell'imbarcazione americana.
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