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L'obesità si caratterizza
per un aumento della massa grassa di entità tale da causare conseguenze
dannose alla salute.
In relazione all'entità di tale incremento è distinta
in una forma lieve, media o grave. L'eccessivo accumulo di grasso è
dovuto ad uno squilibrio tra entrate alimentari e dispendio energetico.
Il bambino obeso, a causa della sua goffaggine, presenta una scarsa
abilità nei giochi di movimento e in quelli di competizione fisica,
per cui viene solitamente escluso dai compagni e quindi tende ad isolarsi.
Questo comporta una maggiore propensione a rimanere in casa a leggere
o guardare la televisione, riducendo drasticamente la sua attività fisica
e ponendo le basi per un ulteriore aumento del peso corporeo.
D'altra
parte l'attività fisica costituisce (assieme a una dieta adeguata) un
elemento importante della terapia dell'obesità.
Quando si consiglia
a un bambino di aumentare la propria attività fisica bisogna tener presente
che non gli si deve imporre un tipo di movimento o di sport da praticare,
ma lo si deve lasciare libero di scegliere secondo le proprie preferenze.
Il bambino obeso, perchè possa lasciare il suo stato di sedentarietà,
deve trovare soddisfazione e divertimento nella sua nuova attività.
Se dopo un certo tempo perde interesse, deve essere lasciato libero
di cambiare attività fisica.
Quale attività fisica?
E' opportuno escludere
l'attività agonistica, perché la condizione di eccesso ponderale impedisce
al bambino di raggiungere determinate prestazioni e ottenere risultati
gratificanti, contribuendo ad aumentare la sua frustrazione e quindi
a farlo ricadere in una condizione di isolamento e di sedentarietà.
L'impegno di intensità, durata e frequenza settimanale deve essere inversamente
proporzionale al grado di obesità: minore nella forma grave, maggiore
nelle forme media e lieve.
In base al livello di obesità è anche opportuno
differenziare il tipo di attività in relazione alle sue caratteristiche
antigravitarie.
Dopo la decima settimana di esercizio la durata e la
frequenza settimanale possono essere mantenute, con adeguamenti man
mano che il peso si avvicina a quello normale. Per fare un esempio concreto,
al bambino con obesità grave non deve essere consentito di praticare
il calcio, a quello con obesità media possono essere consentiti brevi
spezzoni di partita con soste frequenti, mentre a quello con obesità
lieve possono essere permesse anche partitelle di diversi minuti. In
ogni caso ad un bambino obeso non dovrebbe mai essere consentito di
giocare una partita di calcio a livello agonistico. Lo scopo principale
dell'attività fisica nel bambino obeso è quello, infatti, di contribuire
alla diminuzione dell'eccesso ponderale, in modo da recuperare il peso
normale.
Parametri di attività fisica
- Intensità dell'impegno fisico: lieve o moderata (circa il 50% della capacità aerobica massima), da
mantenere per tutto il tempo necessario a rientrare nel peso normale;
- Durata degli esercizi: 10-30 minuti all'inizio, con aumento graduale
fino a 50-60 minuti in circa 10 settimane;
- Frequenza settimanale:
da 1 a 3 giorni all'inizio, con aumento graduale fino a 5-6 alla decima
settimana.
Scelta del tipo di attività fisica in rapporto al grado di
obesità
- Bambino con obesità grave: solo attività fisica non antigravitaria
(esempi: nuotare, andare in bicicletta in pianura, fare esercizi con
gli arti superiori, fare ginnastica in posizione seduta o supina);
- Bambino
con obesità media: attività fisica prevalentemente non antigravitaria
(esempi: quelli già indicati per i bambini con obesità grave, a cui
si può aggiungere il camminare con frequenti soste);
- Bambino con obesità
lieve: attività fisica solo antigravitaria (esempi: passeggiare a passo
svelto, pattinare, fare escursionismo, giocare a tennis, praticare arti
marziali, sciare, saltare la corda, fare ginnastica in casa, danzare,
giocare a chiapparello).
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*Goal 4 news - Ottobre/Dicembre 2002 - Ed. Ermes S.r.l. - Milano
A cura del Comitato Medico Nazionale per lo studio dell'attività sportiva in età evolutiva - Federazione Italiana Giuoco Calcio, Settore Giovanile e Scolastico.
**Clinica pediatrica III, Università di Firenze.
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