Quasi tutte le società di
calcio hanno dichiarato la loro disponibilità alla gestione diretta
degli stadi stessi, anche se a condizioni diverse da quelle attuali
(ad esempio gli utili di gestione dovrebbero essere di esclusiva competenza
del concessionario).
La situazione attuale in Italia mostra un ritardo
preoccupante nella gestione diretta anche delle attività interne allo
stadio, tra cui l'affitto di sale per l'organizzazione di eventi o di
conferenze, la vendita diretta degli spazi pubblicitari, la gestione
della ristorazione, dell'area ospitalità, dei parcheggi, dell'area commerciale.
Da tale situazione si evince che le potenzialità da sfruttare in termini
economici sono rilevanti e tali da assicurare anche ai club di minori
dimensioni lauti guadagni.
Da qualche anno l'obiettivo di molti club
professionistici, grandi e piccoli, è diventato quello di sfruttare
pienamente le opportunità che può offrire uno stadio di calcio, utlizzandolo
in maniera continuativa e polifunzionale nel corso dell'anno, aprendosi
alle esigenze provenienti dall'esterno: ciò è possibile esclusivamente
gestendo direttamente lo stadio o, ancor meglio, avendone la proprietà.
Analizzata la particolare situazione italiana, per le società di calcio
rimangono due alternative: acquistare lo stadio dai Comuni (opzione
difficilmente praticabile a causa delle richieste esose degli enti pubblici)
o costruirne uno per conto proprio.
Senza dubbio, gli investimenti necessari
per la realizzazione sono rilevanti e potrebbero rappresentare un peso
non indifferente per le casse delle società. Ciò significherebbe gestire
direttamente, allo stesso tempo, da una parte la vendita degli spazi
pubblicitari, e dall'altra aprire le porte dell'impianto lungo l'arco
della settimana trasformandolo in un luogo d'incontro della comunità
ottenendo, così, effetti positivi in termini di ricavi. Per di più,
c'è da considerare che, con la gestione diretta dello stadio da parte
della società di calcio, non esisterebbe più il peso sul prezzo dei
biglietti della società di gestione concessionaria dell'impianto.
Lo
sfruttamento dello stadio è certamente molto importante per i grandi
club, ma lo è ancora di più per le società minori, in grado di ricavare
una somma minima dagli introiti dei diritti televisivi rispetto alle
società più quotate, in un sistema come quello italiano che li privilegia
quale fonte principe di ricavo per i club calcistici.
La consapevolezza
della necessità dello sfruttamento di fonti di ricavo sempre più diversificate,
in cui lo stadio può e deve avere una voce importante, sta prendendo
sempre più piede, e la convinzione che la realtà delle cose stia cambiando
e che presto o tardi ci si dovrà adattare, pena l'esclusione e forse
la scomparsa dal calcio moderno, è ormai presente anche nel management
delle società "minori".
La Juventus è la società di calcio italiana
che per prima ha inteso la fondamentale importanza di investire in uno
stadio di proprietà, in modo da renderlo un asset economicamente indipendente
e finanziariamente valido nell'ambito della propria strategia di gestione.
Il club più titolato d'Italia ha, seguendo tale filosofia gestionale,
recentemente iniziato, nel maggio 2003, i lavori di ristrutturazione
dello stadio Delle Alpi, vero monumento alla cattiva progettazione e
gestione di un impianto sportivo.
L'opzione sul diritto di superficie
dell'area su cui sorge la struttura, ottenuta dal Comune di Torino dietro
il pagamento di 24 milioni di euro, sarà di 99 anni con la possibilità
di rinnovo alla scadenza nel 2104. Il nuovo impianto sarà pronto per
la stagione 2005/2006, i lavori saranno effettuati soltanto nelle pause
agonistiche tra una stagione e l'altra, senza, quindi, la necessità
per il club di emigrare altrove, verrà intitolato alla memoria di Giovanni
Agnelli (la Nike, sponsor tecnico della Juventus per i prossimi 12 anni,
non ha posto veti in tal senso) e, fattore più importante di tutti,
il club ne sarà proprietario e gestore diretto.
I dirigenti bianconeri
si sono ispirati al St James' Park di Newcastle per il progetto definitivo,
l'esatto contrario del vecchio impianto, costruito in occasione dei
Mondiali di calcio del 1990 e costato più del doppio del preventivo
iniziale.
Passato dalla gestione della Publigest (le due società torinesi,
già nel 1991, erano tenute a corrispondere percentuali sugli incassi
netti pari al 7% per le partite di campionato ed al 4% per quelle di
coppa internazionale) a quella del Comune nel 2000, il vecchio Delle
Alpi è risultato un teatro spesso vuoto, freddo e inanimato anche a
causa della pista di atletica imposta all'epoca da Primo Nebiolo: tra
gli altri problemi il canone di affitto elevatissimo, 900.000 euro annui
per Juventus e Torino, più un concorso del 50% nelle spese straordinarie.
"Dopo la quotazione in borsa un impianto di proprietà era una necessità1": il nuovo stadio sarà disposto su 2 anelli, la capienza scenderà dagli
attuali 69.000 posti a 35-40.000, verranno costruiti 200 palchi, la
pista di atletica verrà eliminata, le tribune saranno avvicinate al
campo di gioco e l'impianto sarà dotato di una copertura leggera in
vetro, con un investimento di circa 70 milioni di euro.
Oltre al museo
bianconero e alla sede della società situati all'interno della struttura,
sorgeranno nell'area intorno allo stadio un parcheggio per 4.000 posti
auto, ristoranti, un centro commerciale, un cinema multisala e diversi
esercizi commerciali. Così rivisitato, il Delle Alpi sarà in grado di
diventare una fonte di ricavo per la società, un luogo aperto anche
ad esigenze di entertainment lungo tutto l'arco della settimana, adatto
alle famiglie e dotato di comfort e servizi per tutte le tipologie di
spettatori.