In un momento particolare per
l’Italia del pallone, dalla spinosa questione della Serie B alla vicenda
fideiussioni, alle problematiche legate alla violenza negli stadi, il
calcio femminile registra una crescita significativa, con un
aumento stagionale del 15% del numero delle tesserate.
E’
indubbiamente un risultato importante, ma il calcio in rosa rimane
comunque un movimento limitato rispetto ad altri sport femminili e,
soprattutto, rispetto alle altre realtà di calcio femminile in Europa e in
altri paesi del Mondo.
I dati evidenziano come in Italia lo sport
femminile per eccellenza è la pallavolo, con più del 70% di tesserati
donne, mentre il calcio femminile è limitato a circa il 2% del totale
di tesserati F.I.G.C..
Alla presentazione della stagione
sportiva 2003/04, tenutasi a Roma lo scorso 12 settembre, il
vicepresidente della FIGC Giancarlo Abete ha sottolineato la necessità che
la Federazione e la Divisione femminile intraprendano insieme un progetto
vincente affinché questa disciplina possa crescere ulteriormente,
adoperandosi, in particolare, per raggiungere l’obiettivo di una
diffusione capillare ed omogenea in tutto il territorio nazionale, che
per Abete rappresenta il principale difetto di questo sport.
Le
regioni dove il calcio femminile non ha molti praticanti sono soprattutto
quelle del Centro-Sud, ma anche in Lombardia i numeri sono limitati,
mentre il Veneto, il Lazio e la Toscana, in termini di tesserate,
rappresentano da sole quasi la metà dell’intero movimento.
Sulla
situazione del calcio femminile in Italia e sui possibili scenari futuri
hanno rilasciato interessanti dichiarazioni il Presidente della Divisione
Calcio Femminile, Natalina Ceraso Levati, e il CT della Nazionale
Italiana, Carolina Morace (nella foto). “Dal 1997, data della mia prima elezione
da parte delle società, ad oggi il movimento calcistico femminile in
Italia -dichiara Levati- è cresciuto sotto molti aspetti: è aumentato il
numero di tesserate, è aumentata la visibilità sui media, è cresciuto il
numero di squadre che partecipano ai Campionati Nazionali, dalle 39
squadre del 1997 alle 85 di oggi, ed è cresciuto anche il numero delle
competizioni. Abbiamo creato un prodotto più appetibile e ne sono
testimonianza l’accordo siglato tra L.N.D. ed ENEL e lo spazio dedicato
dalla Panini al Calcio femminile sullo storico album delle figurine. E
inoltre -aggiunge il Presidente- anche per la stagione corrente è
confermata la trasmissione su Rai Sat Sport delle principali partite del
girone di ritorno. I molti segnali positivi -prosegue Levati- mi auguro
possano portare ad una maggiore competitività dei campionati, con la
speranza che a giovarne sia lo spettacolo tecnico, indispensabile per
avvicinare tutti gli appassionati. Le potenzialità del calcio femminile
-conclude il Presidente- sono tante ma è indispensabile però che prima si
operi per ristrutturare l’intero movimento, che, allo stato attuale, è
organizzato in modo troppo spezzettato”.
I segnali di crescita
evidenziati dal Presidente della Divisione Levati trovano conferma,
ancora, nel recente accordo siglato tra la Divisione Calcio Femminile e
l’agenzia giornalistica ANSA, grazie al quale sarà possibile ricevere
ogni settimana, al termine degli incontri del Campionato di Serie A di
calcio femminile, tutti i risultati delle partite sul proprio telefono
cellulare. Il servizio sarà gratuito per tutti i gestori della telefonia
mobile (Tim, Vodafone, Wind, Tre) e sarà sufficiente attivarlo secondo le
modalità previste dal gestore stesso.
L’ingresso nel circuito degli
SMS consente di raggiungere e farsi conoscere dal grande pubblico e ciò
apre il calcio femminile a nuovi scenari, quali potrebbero essere lo
sfruttamento delle nuove tecnologie per una rapida diffusione del
movimento su tutto il territorio nazionale.
E’ evidente che il
calcio femminile italiano è in una fase di sviluppo e di crescita ma se
paragonato alle realtà degli altri paesi non c’è da essere molto
soddisfatti. L’analisi di Carolina Morace, attuale CT della Nazionale,
mette a fuoco le difficoltà del calcio in rosa in Italia e la
situazione in Europa e in America. “Il problema di fondo del nostro
movimento -esordisce Carolina Morace- è la scarsa base e mi riferisco
soprattutto al limitato numero di tesserate, di molto inferiore rispetto a
quello di altri paesi europei. Oltre al nord Europa, dove il successo del
calcio femminile è una questione di cultura, di un maggior spazio dato
alle donne a livello sportivo, ci sono altre realtà nel nostro continente
in continua crescita e mi riferisco alla Germania, che ha vinto due
Mondiali e che vanta 800 mila iscritte, ma anche la Francia
con 55 mila tesserate e l’Inghilterra con 60 mila
tesserate sono esempi positivi, e ciò dovrebbe far riflettere in
quanto Francia e Inghilterra sono paesi culturalmente molto vicini al
nostro con la differenza che loro hanno investito e fatto progetti in una
certa direzione. In Italia -continua il nostro CT- il calcio femminile è
un patrimonio importante, ma purtroppo negli ultimi tempi troppi problemi
hanno avuto priorità rispetto al nostro sport e adesso che il calcio
maschile sembra aver risolto i suoi problemi più urgenti spero che i
vertici federali tornino ad interessarsi di noi”.
Sulle recenti
notizie della crisi del calcio femminile negli USA Carolina Morace
si è dichiarata sorpresa: “Il calcio femminile USA è un movimento di
dimensioni enormi, con 18 milioni di tesserate, grande risonanza
mediatica, notevole coinvolgimento di pubblico e ottimi ritorni economici.
Tuttavia dipende troppo dalle aziende sponsor ed è pilotato dalla Lega,
che ha formato le squadre, stabilito le regole, creato lo spettacolo. Alla
lunga finisce per non appassionare più il pubblico e allontanare le
sponsorizzazioni. Ma l’occasione per rilanciarlo potrebbero essere i
Mondiali in corso di svolgimento negli USA: gli americani, sportivi e non,
davanti ad un grande evento si lasciano facilmente coinvolgere”.
La realtà italiana è molto diversa da quella americana, in Italia
il calcio è considerato dai più uno sport maschile e giustamente anche la
stessa Carolina Morace ha posto l’accento sull’aspetto culturale. Si
conoscono situazioni in cui è la stessa famiglia ad impedire ad una
ragazza di praticare calcio, perché ritenuto uno sport per maschi,
sconveniente sotto l’aspetto fisico, non salutare.
A tale proposito
l’intervento del Dott. Massimo Costa, consulente medico della
Divisione Calcio Femminile, fuga ogni dubbio: “Dal punto di vista medico
-dichiara Costa- il calcio praticato al femminile non è assolutamente
svantaggioso, anzi, posso affermare con certezza che il calcio praticato
dalle ragazze, a qualunque età, garantisce lo sviluppo psico-fisico e
aiuta ad una crescita sana, senza citare l’aspetto sociale e di
integrazione tipico degli sport di squadra”.
In America,
dove il calcio femminile è a livello professionistico, sostengono
addirittura che il fisico delle donne è più adatto al gioco del calcio
rispetto a quello degli uomini, e ciò per vari motivi: primo perché
hanno i piedi più piccoli e dunque colpiscono meglio la palla, poi perché
hanno il bacino più largo e quindi un baricentro più basso che consente un
miglior controllo, e, infine, perché hanno una grande flessibilità degli
arti inferiori e una notevole resistenza allo sforzo, forse anche maggiore
rispetto a quella degli uomini.
Crescita dei praticanti, diffusione
omogenea su tutto il territorio, coinvolgimento di pubblico, media e
sponsor, sono questi i principali obiettivi che il calcio femminile dovrà
conseguire nei prossimi anni. Non saranno conquiste facili ma il movimento
è in continuo fermento e può rappresentare per chiunque una “nuova
autentica passione”.