Home | Contattaci | Newsletter | Pubblicità | Collabora | Chi siamo
CANALI

Diritto Sportivo
Marketing Sportivo
Comunicazione & Sport
Sport & Management
Economia dello Sport
Sport & Organizzazione
Sport & Tecnologia
Psicologia/Medicina sportiva
Sport & Wellness
Storia dello Sport
Sociologia dello Sport
Impiantistica sportiva
Aspetti fiscali
Area Tecnica


I finanziamenti per lo
    Sport: chi, dove e come
Modulistica
Articoli pubblicati


Psicologia e Medicina sportiva News
La stampa
L'opinione di...
Le interviste di Sporteasy
Calendario Eventi
Lavoro & Stage
La vostra Tesi
Pubblicate un articolo
Link utili
Lo sapevate che...
L'angolo del tifoso


SERVIZI
A domanda...
      Sporteasy risponde
Ricerche bibliografiche
Sviluppo e revisione di
      Tesi in materia sportiva
Altri servizi


CORSI DI FORMAZIONE
Master
Corsi online
Corsi di perfezionamento
Convegni, seminari e
       iniziative varie
Effetti dell'Imagery sulla prestazione e dell'ipnosi sull'Imagery

dott. Rocco Luigi Gliro*

Indietro


    Mentre l'imagery è stata per lungo tempo una parte della routine d'allenamento degli atleti, incoraggiati da tutti i manuali di psicologia dello sport, l'ipnosi, nonostante aumenti l'imagery stessa, è stata trascurata da ogni manuale americano standard sulla psicologia dello sport che si rispetti, per non parlare della scarsa considerazione che gli atleti stessi hanno dell'ipnosi relegandola al margine della rispettabilità, e diventando perciò potenziale raramente riconosciuto e realizzato.
La ricerca sul valore dell'imagery sulla performance atletica è stata ed è ancora molto ricca. Ulich (1967), nei suoi esperimenti, scoprì che il training mentale (immaginare una prestazione), migliorava le abilità motorie in un numero di casi essenzialmente lo stesso che la pratica reale. L'aspetto più interessante degli studi di Ulich è che alternando periodi di pratica mentale e training attivo (fisico), i soggetti arrivavano a conseguire gli stessi, o addirittura migliori, livelli di abilità che la pratica attiva da sola. In più, le prestazioni allenate mentalmente furono mantenute meglio che le prestazioni allenate fisicamente.
La ricerca successiva ha dimostrato, in maniera inequivocabile, come l'imagery possa avere degli effetti positivi sulla prestazione competitiva (Feltz & Landers, 1983; Greenspan & Feltz, 1989).

Sappiamo, quindi, che l'imagery accresce la performance degli atleti; l'ipnosi a sua volta non ha ancora mostrato prove chiare dei suoi effetti diretti sulla performance atletica; come dimostrano, però, numerose ricerche può aumentare la qualità dell'immaginazione ed indirettamente, quindi, migliorare la prestazione. Per esempio, come già detto prima, Taylor e Gerson (1992) hanno riferito effetti accresciuti dell'imagery sotto ipnosi, sull'autoefficacia, sull'acquisizione d'abilità, sulla forma tecnica e sulla prestazione atletica, quindi l'ipnosi combinata con l'imagery è più efficace, della sola imagery.
Liggett (2000) ha confrontato l'intensità soggettiva dell'imagery sotto ipnosi con quella senza trance, con atleti di un'ampia varietà d'età e di sports. I risultati del suo studio sostengono che l'ipnosi accresce l'intensità soggettiva e l'efficacia dell'imagery.
I soggetti, che hanno partecipato alla sua ricerca, e che dovevano immaginare se stessi mentre praticavano il proprio sport, hanno riferito che l'imagery sotto ipnosi era più intensa e vivida, rispetto a quella senza ipnosi, sotto l'aspetto visivo, auditivo, cenestesico ed emotivo. In pratica, gli atleti in trance hanno visto, ascoltato e sentito una situazione più vividamente e con più coinvolgimento emotivo.

Questa ricerca conferma le congetture fatte da Weitzenhoffer (1989) che, parlando dell'esercizio visualizzato come di una potenziale area d'applicazione dell'ipnosi nella preparazione mentale dell'atleta, afferma: "Una volta che l'atleta ha avuto l'opportunità di imparare il modo corretto o efficace di eseguire l'esercizio, gli può essere dato il compito, in ipnosi, di visualizzare se stesso mentre esegue i giusti movimenti ancora ed ancora. C'è una possibilità che l'appropriata distorsione del tempo possa rendere questo ancora più efficace. L'atleta dovrebbe non solo guardare se stesso mentre esegue l'esercizio, ma dovrebbe sentirsi quanto più possibile. Sperimentare cenestesicamente e propriocettivamente, può essere più importante che farlo visualmente. Molti di questi metodi sono considerati efficaci in assenza di ipnosi, i loro effetti dovrebbero essere rafforzati dall'ipnosi."

Quanto affermato da Weitzenhoffer viene confermato dalle ricerche sull'imagery di Epstein (1980), di Smith (1987) e Singer et al. (1993), che dimostrano che più è vivida l'imagery, più la prestazione aumenta e che per avere un'imagery efficace nello sport, l'immagine deve essere colorata, realistica, e coinvolgere le emozioni appropriate; inoltre l'atleta deve essere fisicamente e mentalmente rilassato.
In aggiunta Liggett & Hamada (1993) hanno notato, durante la loro esperienza sul campo, che una trance più profonda produce un'immaginazione più cenestesica. Usando strategie di approfondimento della trance ogni volta che l'atleta non sentiva nessun'attività del muscolo e non mostrava contrazioni muscolari durante la visualizzazione, le risposte cenestesiche diventavano più evidenti.

Questi vantaggi dell'immaginazione sotto ipnosi rispetto a quella senza ipnosi, possono essere dovuti a diversi fattori.
Primo, l'ipnosi sembra aumentare la vividezza dell'immaginazione, forse riducendo il rumore di fondo ed i distrattori interni ed esterni; nella trance ipnotica l'atleta è capace di concentrarsi maggiormente focalizzandosi completamente sulla visualizzazione.
Secondo, in ipnosi si possono immaginare prestazioni prima impossibili, e grazie alla sensazione soggettiva di verosimile dell'effetto della suggestione, gli effetti possono essere uguali a quelli che si otterrebbero nella pratica reale; la ripetizione mentale dell'esercizio deve essere lenta abbastanza da assicurare una forma corretta dell'esercizio stesso.
Terzo, la consapevolezza del corpo viene aumentata permettendo all'atleta di ottenere una comprensione maggiore anche dei blocchi della prestazione; la visualizzazione fa scattare, e rafforza, le connessioni neurali cervello-muscoli della prestazione finale (Bowers, 1982; Taylor & Gerson, 1992).
Un aspetto interessante e nuovo per la psicologia dello sport e l'ipnosi, emerge da quanto affermato da Taylor J., Horevitz R. & Balague G. (1993), secondo i quali, per massimizzare i benefici dell'immaginazione indotta ipnoticamente, è raccomandato che il professionista usi parole, immagini e percezioni generate dall'atleta. Questo concetto, lontano dagli approcci standardizzati usati dagli psicologi dello sport, risulta perfettamente in linea con la filosofia Ericksoniana di cucire l'abito su misura per ogni individuo che sarà affrontato dopo.


Prima parte: L'uso dell'ipnosi nello sport

Seconda parte: L'Imagery

Nella prossima parte si parlerà dell'efficacia dell'ipnosi sulla performance atletica

Home page                                                             Sommario
*Scuola di Ipnosi Clinica e Psicoterapia Ericksoniana
Home | Contattaci | Newsletter | Pubblicità | Collabora | Chi siamo

Tutti i diritti Riservati - Legge privacy - Copyright - ©2002 - Sito ottimizzato per Internet Explorer.