L'applicazione dell'ipnosi Ericksoniana nello sport è abbastanza scarsa. Se si escludono alcuni casi trattati da Erickson stesso per migliorare la performance atletica, non si conoscono al momento studi effettuati sull'efficacia dell'ipnosi Ericksoniana nello sport.
Nel loro articolo, Windle & Samko (1992) tracciano interessanti paralleli tra i concetti dell'arte marziale Giapponese dell'Aikido e quelli dell'ipnosi Ericksoniana.
Presentato in termini Ericksoniani, i concetti che hanno paralleli diretti nell'Aikido sono l'utilizzazione della risposta del paziente, la trance del terapeuta.
L'utilizzazione è insieme al rapport il cuore della terapia Ericksoniana, e vuol dire che il terapeuta deve utilizzare tutto quello che il paziente porta in terapia, le sue modalità di comunicazione, le risorse proprie, i fenomeni ipnotici spontanei, i sintomi che porta. In questo modo anche la resistenza viene utilizzata per favorire il processo terapeutico. Ducci e Casilli (2002) affermano: "… In questo senso utilizzare vuol dire partire dalla cornice di riferimento del paziente, dalle lenti attraverso le quali guarda e costruisce la realtà, per consentirgli nuove narrative, nuove associazioni, e nuove evocazioni."
Nella concezione del punto di vista della resistenza dell'Aikido, troviamo un parallelo quasi esatto con l'utilizzazione Ericksoniana.
L'Aidoista prende l'energia offerta dall'altro (colui che attacca), la mischia (Blending) con la sua. Nella Blending dell'Aikido, l'energia di un attacco avversario non è mai respinta o rifiutata, anzi il praticante vede la resistenza non come un problema che uno desidererebbe andasse via, ma piuttosto come fondamentale "energia grezza" che può portare a soluzioni finali. Soprattutto, l'Akidoista è abile nell'utilizzare tutta la resistenza che è stata portata, senza essere preso, mentalmente o fisicamente, in un "combattimento".
In psicoterapia, la resistenza del paziente può rendere il cambiamento molto difficile; il terapeuta può venire preso nella propria rabbia, negatività, o sentimento d'impotenza, e può inconsciamente iniziare a combattere con i pazienti piuttosto che utilizzare le loro energie e offerte.
Haley (1967) definì il concetto d'utilizzazione di Erickson come un'iniziale accettazione e pronta cooperazione con il comportamento presentato dal paziente, non importa quanto contrario può apparire il comportamento. La terapia in questo modo diventa un processo di accettare il modo di funzionare del paziente e simultaneamente aiutare il paziente a prendere una nuova direzione. Haley cita da "Una tecnica ipnotica per pazienti resistenti" di Erickson: Vi sono molti tipi di pazienti difficili che chiedono la psicoterapia e tuttavia sono apertamente ostili, antagonistici, resistenti, difensivi e… riluttanti ad accettare la terapia che loro stessi hanno chiesto… tale resistenza dovrebbe essere apertamente accettata… dato che si tratta di una comunicazione di importanza essenziale riguardante una parte dei loro problemi e spesso può essere usata come una breccia nelle loro difese. È qualcosa di cui il paziente non si rende conto…Il terapeuta che se ne rende conto, specialmente se esperto nell'ipnoterapia, può trasformare facilmente e spesso rapidamente questa forma aperta di comportamento in apparenza non cooperativo in un buon rapporto, nella sensazione di essere compreso, e in un atteggiamento di speranzosa aspettativa di successo nel raggiungimento delle mete desiderate. (Haley, 1967).
Un induzione o un intervento terapeutico può essere imperfetto se non coinvolge l'utilizzazione delle abilità e bisogni interni del proprio paziente; l'intervento può girare intorno a contrastanti obiettivi allo stesso punto nella terapia. Gli Ericksoniani ritengono che la produzione della trance ipnotica è più efficiente se il processo mentale, immagini, e tempi del paziente sono utilizzati, piuttosto che avere immagini definite o dette di fare.
Il principio può essere così semplicemente indicato: la forza chiede forza. Questo significa che un individuo non addestrato offrirà immediatamente resistenza quando la forza è applicata a lui. Se il suo polso è afferrato egli proverà a tirarlo via per uscire dalla presa. Nello stesso modo, un terapeuta che si trova direttamente di fronte alla resistenza o risponde senza utilizzare può scoprirsi impegnato in una lotta di volontà.
Lavorare con gli atleti significa quindi accettare tutto quello che portano, dalle abilità ai limiti, dalle conoscenze che ha alle lenti con cui guarda il mondo. Cercare di trovare metodologie standardizzate per tutti è controproducente e selettivo; è come se volessimo usare un vestito di taglia unica per tutti, per alcuni andrebbe bene, ma ce ne sarebbero altri cui non si adatterebbe nemmeno con tutta la buona volontà. Forse ciò che si può standardizzare è il modello che potrebbe andare bene per tutti, ma usare la stessa taglia sarebbe solo fantascienza.
La trance del terapeuta è un concetto ormai accettato. Le ricerche della Bànyai hanno dimostrato come oltre al paziente in trance troviamo il terapeuta, il quale sviluppa la trance prima del paziente inducendola ad un livello non verbale. Erickson, discutendo la trance del terapeuta con Rossi, ricorda: Nel fare un lavoro sperimentale ipnotico con un soggetto in laboratorio, io noterei che siamo tutti soli. L'unica cosa presente è il soggetto… ho scoperto di essere in trance con il soggetto… Al momento presente, se io ho dei dubbi circa la mia capacità di vedere le cose importanti, vado in trance. Quando c'è un problema critico con un paziente ed io non voglio mancare nessuna delle tracce, io vado in trance (Erickson & Rossi, 1977).
Infatti, nell'osservare Erickson al lavoro, si notava che spesso molte delle sue risposte fisiologiche erano sincrone con quelle dei suoi pazienti, il corpo di Erickson, la voce e la respirazione cambiavano. Come Erickson, il maestro Aikido usa uno specifico stato di mente/corpo per diventare sintonizzato con il paziente. Questo stato psicofisiologico dell'Aikidoista, componente fondamentale dell'Aikido, è detto di centramento ed ha diversi aspetti in comune con i fenomeni della trance ipnotica, includendo profondo rilassamento, risposte parasimpatiche, catalessia del braccio, mancanza del riflesso d'allarme, sguardo non focalizzato, e distorsione del tempo. Nello stato centrato l'Aikidoista percepisce il mondo senza focalizzare nessun soggetto intensamente, cosa che permette all'Akidoista di osservare ogni cosa e di rispondere a cambiamenti piccoli (minimal cues in ipnosi) nel suo campo visivo di cui egli poteva in altre circostanze non essere consapevole.
Questa somiglianza dello stato centrato dell'Aikidoista con quello di trance del terapeuta, ci suggerisce che uno stato di trance può essere utile all'atleta, non solo separato dalla gara ma anche durante, per ottenere un miglioramento della prestazione. Le ricerche sopracitate (Callen, 1983; Masters, 1992) confermano che gli atleti di solito hanno una maggiore capacità di entrare in una trance ipnotica, e questo non farebbe che facilitare e consigliare l'uso dell'ipnosi nello sport.
La distorsione temporale, uno dei fenomeni ipnotici, è un altro lato dello stato centrato. Durante gli attacchi rapidi, i praticanti hanno riferito che sembrava che i loro avversari si muovessero lentamente, dando loro abbondanza di tempo per rispondere. Al contrario, quando i praticanti perdono il loro stato centrato e vengono sopraffatti dalla loro reazione d'allarme, riferiscono che è molto difficile rispondere perché gli attacchi sembrano avvenire con più velocità, particolarmente durante attacchi di più persone. I risvolti di questo fenomeno nello sport possono essere davvero interessanti se si pensa alle varie arti marziali, o al pugilato o ad altri ancora. Inoltre se pensiamo ai vari fenomeni ipnotici, possiamo ipotizzare diverse applicazioni in vari sport, Erickson anche se in pochi e rari casi ha dimostrato che fenomeni ipnotici come l'amnesia e le allucinazioni negative possono aiutare a migliorare la performance. Qui di seguito viene descritto l'uso che Erickson ha fatto dell'ipnosi nello sport.